“Chi contesta la bocciatura del tracciato verde non ha letto il progetto”

TARQUINIA – Il Comitato per il Diritto alla mobilità difende a denti stretti la bocciatura del progetto per il “tracciato verde” della Civitavecchia-Orte, contestando le critiche pervenute rispetto al parere negativo del Ministero.
Primo bersaglio del Comitato il Presidente della Compagnia portuale Enrico Luciani, il quale si domandano se abbia maturato “anche competenze tali nel settore delle infrastrutture stradali, da poter dare motivati consigli ai 50 superesperti del Ministero dell’Ambiente”. Secondo quanto dichiarato da Luciani, infatti “il tracciato proposto da ANAS è il meno impattante passando su una strada già esistente”, ma il tracciato, replicano dal Comitato, “non passa affatto su una strada esistente, semmai sono i comitati che chiedono di farlo passare, per gli ultimi 10 km, sulla esistente SS1 bis”.
Pronta replica anche al rappresentante locale di Unindustria Stefano Cenci. “Uno che quindi- commentano – di mestiere, difende e sostiene, legittimamente s’intende, gli interessi economici degli imprenditori, che non sempre coincidono con il volere dei cittadini e, ancor meno, con la difesa dell’ambiente. Ebbene, il signor Cenci, gridando vendetta per la bocciatura del progetto ANAS, si augura che il Ministro Galletti non l’abbia letto”. In realtà, rilevano dal Comitato, in quel parere, oltre alle tantissime bocciature sotto il profilo tecnico, ambientale, paesaggistico, si legge che “non soltanto gli aspetti fondamentali di molte delle componenti ambientali prese singolarmente mostrano la non mitigabilità degli impatti provocati dall’inserimento di una nuova infrastruttura come quella in oggetto in un ambiente pristino, ma è ancor più l’infrastruttura nel suo complesso – così come essa è stata proposta – che presenta caratteristiche immitigabili andando a tagliare in due una continuità naturale, territoriale e storico culturale che invece deve essere conservata come bene di alto valore ambientale’” e che “tali caratteristiche in primo luogo di natura ambientale, di ‘tranquillità’, ‘serenità’ ed ‘equilibrio’ sono oggi fonte sostanziale di economia ecocompatibile per le comunità rurali”.
Ce n’è poi anche per la Rete dei Cittadini, la quale si è interrogata “sul perché su tali progetti debbano avere competenza più soggetti istituzionali, tutti con capacità di veto…e non rimessi alla competenza esclusiva dello Stato onde rendere più celeri le decisioni”.
“Anche qui – replicano dal Comitato – ci viene in aiuto il presidente della Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, il quale ha definito la normativa nota come ‘Legge Obiettivo’, recentemente abrogata, ‘potenzialmente criminogena’. Si trattava, esattamente, del sistema auspicato dalla Rete dei Cittadini, con la figura del contraente generale, gruppo di imprese appaltanti che poteva scegliersi addirittura il direttore dei lavori (controllando così se stesso) e faceva sì che attorno alle relazioni con il concessionario per conto dello Stato o dell’ente pubblico, si creasse una potente «macchina» in grado di attrarre ingenti risorse, spenderne e sprecarne, spesso condizionando, anche con la corruttela, i decisori coinvolti. La normativa prevedeva la negazione completa delle istanze sociali interessate e delle rappresentanze istituzionali del territorio; la valutazione ambientale era fortemente ridimensionata e la pianificazione urbanistica poteva essere ignorata. Il fallimento di tale sistema è nei numeri: in 15 anni di operatività sono stati realizzate poco più del 15% delle opere previste e meno di 1/3 degli investimenti programmati mentre numerosissime sono state, invece, le inchieste aperte dalla magistratura sulla enorme corruttela che questo ha generato”.
“Insomma – concludono dal Comitato per il diritto alla mobilità – questi cori polifonici di pseudo-esperti che non hanno approfondito, ed evidentemente, neppure letto le carte del devastante progetto che distruggerebbe una tra le ultime valli incontaminate del centro Italia, ci fanno ancor più apprezzare i grandi sforzi prodotti dai semplici Cittadini, dai Comitati e dalle Associazioni ambientaliste che si dimostrano, ancora una volta, molto più attenti e vigili dei sedicenti addetti ai lavori presenti in tutte le poltrone che contano e rendono, dei pubblici amministratori e della maggior parte dei politici che non riescono o non vogliono individuare quali siano le reali leve dello sviluppo sostenibile sui nostri territori e che favoreggiano invece le ragioni del cemento e dell’asfalto a prescindere da ogni ragione”.