“Cervelli in fuga”. Ho mandato centinaia di curricola in Italia, alla fine mi ha chiamata Strasburgo

CIVITAVECCHIA – Quello che l’ingegnere sia una professione esclusivamente maschile, è un preconcetto abbandonato già da tempo. Il pregiudizio, invece, che per molti di loro qui non c’è lo spazio che meritano, purtroppo ha ancora una base di verità piuttosto solida. Ne è un esempio Gaia Fiaschetti, una neolaureata civitavecchiese di 24 anni che, nonostante la sua giovane età e una brillante carriera universitaria alle spalle, ha già potuto constatare le difficoltà di inserimento in un ambito professionale come il suo che il nostro Paese presenta.

Dove ti trovi attualmente e da quanto tempo ti sei trasferita? È stato facile trovare un posto in cui risiedere?

“Vivo a Strasburgo da poco più di tre mesi. Trovare una casa non è stato semplice, ma l’azienda in cui lavoro mi ha offerto un alloggio temporaneo e una persona di riferimento che mi aiutasse nella ricerca della casa”.

Sei partita da sola? Hai avuto difficoltà ad ambientarti una volta arrivata?

“Sono partita da sola, ma non ho avuto nessun problema ad ambientarmi. Questo è stato possibile grazie ai miei colleghi, tra i quali molti italiani, che mi hanno accolta dal primo giorno sia dentro che fuori l’azienda, infatti anche nel tempo libero esco con loro. Per il resto diciamo che ho difficoltà a comunicare con chi parla solo francese. Il prossimo passo è infatti migliorare il mio francese, che attualmente è ai livelli minimi, frequentando corsi di lingua”.

Attualmente di cosa ti occupi? Come ti sei avvicinata alla passione che ti ha portata dove sei ora e cosa rappresenta per te?

“Attualmente il mio ruolo è di Technical Support Specialist. Fornisco supporto tecnico da remoto al cliente, presso un’azienda che produce e vende dispositivi medici di diagnostica in vitro. Dopo la laurea in ingegneria biomedica ho cercato una soluzione che mi permettesse di restare nell’ambito per cui ho studiato. Questa rappresenta per me un’ottima prima esperienza lavorativa dalla quale sto imparando ogni giorno qualcosa. La strada da fare è ancora tanta e ancora tanta è anche la voglia di migliorarmi e crescere”.

Come mai hai deciso di lasciare Civitavecchia e l’Italia? Prevedi la possibilità di un ritorno nella tua nazione?

“Ho lasciato la mia città ed il mio paese perché non mi stavano offrendo quello che cercavo. È stata una ricerca spesso frustrante: centinaia di curricula inviati senza una risposta; in altri casi la risposta è arrivata qualche mese dopo. Col tempo mi rendevo conto che si abbassavano le mie aspettative ed iniziavo a pensare di voler accettare anche la prima offerta che mi fosse capitata. Dico solo che quando ho inviato il curriculum qui a Strasburgo, ho ricevuto una chiamata il giorno stesso. Non sono ancora tornata a casa, ma ho avuto visite da parte della mia famiglia. Tornerò a casa per qualche giorno durante le vacanze di Natale. Non ho mai escluso la possibilità di tornare definitivamente in Italia in realtà, ma resta una possibilità remota. Più si passa il tempo fuori e più ci si rende conto dei vantaggi che ci sono”.

Qual è la posizione più alta che potresti ricoprire considerando il tuo ambito professionale? Credi che sarebbe ugualmente raggiungibile in Italia?

“Una crescita dal punto di vista tecnico potrebbe portarmi ad una posizione di supporto tecnico di secondo livello o a diventare un lab specialist o un field engineer. Non credo sia impossibile lo stesso percorso in Italia, anzi conosco alcuni colleghi che sono Field engineer, ma diciamo che oltre ad essere bravi bisogna anche beccare l’offerta giusta al momento giusto”.

Trovi che ci siano molte differenze tra la mentalità di Strasburgo e quella della tua città natale?

“Credo sia ancora presto per me per avere un quadro globale di questa città. Posso dire che è molto tranquilla a tutte le ore del giorno. In più, qui a Strasburgo convivono molte nazionalità diverse, per cui necessariamente c’è una apertura mentale forse maggiore.”

Che progetti hai per il futuro?

“Per adesso ho intenzione di imparare quanto posso da questa esperienza; imparare il francese, dal momento che ho visto che la quantità di lingue conosciute sta diventando molto importante, e continuare a guardarmi intorno”.

 

Giordana Neri