Acqua. Cozzolino: “Proseguire la lotta per la gestione pubblica”

CIVITAVECCHIA – Arriva la risposta del Comune alla sentenza del Consiglio di Stato sull’affidamento del servizio idrico, che ha costretto Civitavecchia a cederlo ad Acea: “Rispetteremo la legalità, ma la guerra non è finita”, ha detto il sindaco Antonio Cozzolino. Nel pomeriggio, alla presenza di Federica Daga, parlamentare M5S di riferimento per l’acqua pubblica, il sindaco di Civitavecchia ha infatti esposto alla stampa la questione.

In seguito alla sentenza del Consiglio di Stato, risalente al 16 maggio, per cui gli enti locali non possono più gestire direttamente il servizio idrico ma devono affidare in concessione gratuita al gestore le infrastrutture  idriche, il Comune si è subito mosso per tentare di programmare le prossime mosse. “È una sentenza che ovviamente non ci vede d’accordo, ma queste sentenze, anche se non condivise, vanno rispettate”, ha esordito l’Ing. Cozzolino, che ha quindi avviato l’interlocuzione con la Regione. “Sta vincendo l’ottica privatizzatrice, ma anche se una battaglia è persa non è detto che sia persa la guerra. Sono sicuro che avrò l’appoggio di regione e parlamento nonché della mia collega Virginia Raggi, che si sta già spendendo su questo fronte”.

La questione idrica è infatti un punto scottante a Civitavecchia, una questione che da tempo preoccupa l’amministrazione comunale: “Avevamo iniziato un risanamento, sia dal punto di vista tecnico che economico; era stato faticoso, non potevamo fare investimenti, né toccare le tariffe, ma avevamo cominciato”, ha detto difatti il sindaco. Ora invece ogni intervento del comune è bloccato.

Come fa notare la parlamentare Daga, “Il risultato referendario del 2011 è stato rapidamente aggirato con leggi a raffica”. “L’Europa ci dice che possiamo scegliere il tipo di gestione – ha continuato la parlamentare – peccato che l’Italia abbia spinto all’obbligo di privatizzazione con il decreto Sblocca Italia, che assicura un intero territorio ad un unico gestore. Era stata proposta una legge di iniziativa popolare, che voleva una gestione del patrimonio idrico che seguisse il percorso naturale dell’acqua, ma questa legge è stata smembrata lo scorso anno dal governo e questo perché l’acqua, insieme a rifiuti e trasporti pubblici, è un business assicurato”.

“Quello che vorremmo fare – ha concluso quindi Daga – è sicuramente abrogare lo Sblocca Italia e rivedere poi la situazione tariffaria per rispettare la volontà popolare del referendum. Mi sento di dire che dal lato romano collaboriamo su tutti i livelli perché il servizio idrico sia visto in un’ottica pubblicistica e con una tariffa pagata in forma di investimenti. Ho personalmente commissionato uno studio sulla ripubblicizzazione, che è attualmente in fase di revisione”.

La Regione Lazio sarebbe un grande ente assente in tutto questo discorso, già latitante da tempo riguardo la questione degli ambiti di bacino idrografico, che permetterebbero di applicare effettivamente le direttive europee. Come accusato dal consigliere regionale Cinque Stelle Devid Porrello, infatti, la giunta regionale rimanderebbe infatti da anni le proprie responsabilità nonostante le continue sollecitazioni da parte del consiglio e questa negligenza si sta ora ripercuotendo sui comuni e sta trasformando l’acqua in profitto.

Lorenzo Piroli