Una giornata dedicata alla memoria all’Istituto Marconi

CIVITAVECCHIA – Giornata emozionante quella del 16 novembre all‘Istituto Marconi, che ha ospitato presso la propria aula magna Lello dell’Ariccia, uno dei pochi sopravvissuti ed una delle testimonianze più vere e profonde del rastrellamento del ghetto di Roma da parte delle squadre naziste avvenuto il 16 ottobre 1943; insieme a lui un rappresentante dell’associazione “Semi di Pace” di Tarquinia.

Molto calorosa è stata l’accoglienza che gli alunni, anche per mezzo di un colorato cartello di benvenuto, hanno riservato ad una figura così importante, cercando in qualche modo di regalargli una carezza mai ricevuta dalla vita durante la sua infanzia. Davanti agli occhi emozionati degli studenti delle classi 4b informatico, 4b scienze applicate e 5a sportivo, il signor Lello, dopo aver ringraziato con visibile commozione per l’affettuosa ospitalità, ha spiegato di far parte di un’associazione, dal nome “Progetto Memoria”, attraverso la quale lui ed alcuni compagni con storie simili cercano di trasformare i loro ricordi atroci e lutti strazianti in memoria condivisa, in quanto qualcosa di analogo a ciò che è accaduto in passato potrebbe tornare ad invadere i nostri giorni.

A questo punto, dopo aver ascoltato alcune delle domande che i ragazzi avevano da proporre, è cominciata la parte toccante dell’incontro: la storia di Lello. Nato nel 1937, era solo un bambino quando nel 1943 la sua vita, e quella della sua famiglia, non poté mai più tornare come prima. Alle prime luci dell’alba del 16 ottobre, alcune squadre naziste si fiondarono presso le abitazioni degli ebrei di Roma, lasciando loro un bigliettino scritto in un pessimo italiano, che Lello ha mostrato in foto, in cui si chiedeva di preparare le valigie in soli 20 minuti per poi lasciare definitivamente le proprie case, dopo averle chiuse a chiave.

Gli ordini erano validi anche per le persone gravemente malate. Il caso volle, però, che qualche tempo prima, suo zio Amedeo, sarto di prestigio, era stato avvertito da alcuni funzionari sovietici della situazione di altri ebrei sparsi per il mondo costretti alle torture naziste. Questo evento fece sì che non appena i tedeschi varcarono le porte di Roma, il saggio uomo radunò la sua famiglia, composta dalla madre Eleonora, il fratello con una moglie e tre figli piccoli (Ada, Fernando e David), sua sorella Agata con i suoi due figli, tra cui lo stesso Lello, e suo marito, e la pose di fronte ad una scelta: fuggire e trovare un domicilio più sicuro e riparato oppure rimanere nelle proprie case.

Sfortunatamente, solo Lello, i suoi genitori e suo fratello, decisero di rifugiarsi nelle campagne, mentre il resto della sua famiglia restò all’interno delle loro abitazioni, andando incontro ad un crudo destino. Infatti, la nonna, lo zio Amedeo e Ada verranno arrestati e portati al collegio militare, mentre il fratello dello zio con i suoi due figli riuscirono a scampare alla razzia, per il mancato cognome sul campanello.

Un aneddoto che ha sicuramente suscitato emozione in tutti gli alunni, riguarda un parto avvenuto direttamente nel collegio; così il neonato sarà il 1022esimo ebreo a bordo del treno per bestiame verso il Brennero. Il viaggio fu straziante, ha spiegato, e durò ben cinque giorni, finché, stremati, non si arrivò al campo di concentramento. Tutti venivano smistati in categorie: le persone “inutili”, mandate immediatamente nelle camere a gas (così morirono probabilmente la nonna e Ada) e quelle “utili”, costrette a compiere lavori forzati fino allo sfinimento. Lo zio di Lello infatti sarà ricoverato inizialmente in una sorta di infermeria, per poi morire anche lui con il gas.

In questo vortice di cupe emozioni Lello ha continuato mostrando numerose fotografie, alcune anche scattate di nascosto dai soldati nazisti raffiguranti le migliaia di vittime.

“Abbiamo potuto vedere certificati di nascita, documenti e persino biglietti scritti in segreto, come se rappresentassero l’unica possibile via di fuga, ma ci è stata anche data la possibilità di immedesimarci nei ragazzi ebrei dell’epoca, questo grazie alla descrizione data della scuola e in generale della vita di questi bambini, spesso piena di ingiustizie e ricca di pregiudizi. A proposito di scuola, oggi esiste a Roma, in onore di Ada, giovane vittima della shoah, l’istituto Ada Tagliacozzo – racconta il Dirigente scolastico Nicola GuzzoneCosì, Lello, con gli occhi emozionanti ed emozionati, ha concluso l’incontro, che ha sicuramente lasciato un segno non solo nei nostri cuori, ma anche nelle nostre menti; un grande esempio di umiltà e consapevolezza che deve indurci a riflettere sui veri valori dell’esistenza che troppo spesso ci sfuggono. Il monito che ci arriva da questo uomo sfuggito al proprio destino è quello di sentirci e considerarci sempre responsabili degli accadimenti attorno a noi per evitare che si ripetano gli errori della storia e trasformarli invece in grandi conquiste di civiltà”.

Il Dirigente scolastico ringrazia le Prof.sse Monia Poleggi, Camilla De Iorio, Elisa Scirocchi, Francesca Tiselli, Alessia Urbani, Fabiana Uras e Francesca Bellotta organizzatrici dell’evento, il Prof. Bondi con l’intero Staff di Semi di Pace e le studentesse Vittoria Menechini e Federica Amici della IV B sa, che, come provette giornaliste, hanno scritto il presente articolo.