Uno spettacolo penoso. Il sesto rimpasto di Giunta da parte del Sindaco Tedesco segna il punto decisamente più basso della sua amministrazione, certificando di fatto l’incapacità a contrastare i personalismi e le contrapposizioni tra correnti che ormai condizionano la sua maggioranza. Non che le ingerenze esterne rappresentino una novità per quanto visto negli anni all’interno di ogni coalizione che ha amministrato la città, ma le ragioni politiche all’origine di questo ennesimo rimpasto sono veramente imbarazzanti, dato che di politico hanno ormai poco a nulla. Siamo di fronte a personalismi che rasentano l’infantilismo, a ripicche che misurano rapporti di forza individuali all’interno dei partiti, a rivendicazioni di pesi politici personali che nulla hanno a che vedere con le ragioni che ispirano l’azione amministrativa. Ma come si è caduti così in basso? Una delle motivazioni è legata senza dubbio ad uno dei mali endemici della politica nazionale e locale, che a Civitavecchia ha sempre trovato terreno fertile: il trasformismo.
Cambiare casacca, ormai con disinvoltura e senza alcun imbarazzo, è diventata una consuetudine così diffusa che ormai non suscita più alcuno scrupolo. E in questa Amministrazione di centrodestra i consiglieri avvezzi ai cambi di casacca abbondano. Basti citare personaggi del calibro di Daniele Perello (da Rifondazione comunista alla Lega), Raffaele Cacciapuoti (dalla coalizione di centrosinistra con Tidei a Fratelli d’Italia passando per la Lega), Giancarlo Frascarelli (dal centrodestra con De Sio ai Ds, passando per Forza Italia ed ora Fratelli d’Italia) sempre piuttosto presenti nelle tensioni che hanno sovente agitato la maggioranza; anche se ovviamente non sono gli unici. Il caso della ex Presidente del Consiglio Emanuela Mari, transitata da Forza Italia a Fratelli d’Italia e subito dopo gratificata con una candidatura al Consiglio regionale, è l’ultimo in ordine di tempo. Una connotazione, quella del trasformismo, che non può che indebolire la tenuta politica di una maggioranza, venendo meno la solidità degli impegni e della coerenza politica assunti al momento della candidatura. Di tutto ciò Ernesto Tedesco era senz’altro consapevole nel 2019, quando erano a lui ben noti gli esperti dei cambi di casacca che affollavano le liste a suo sostegno; ma evidentemente non ha voluto o potuto opporsi a queste pericolose presenze, forse ritenendo più appetibili i pacchetti di voti che portavano con sé, ma con l’indigesto conto della instabilità politica che oggi gli torna pesantemente indietro.
A tutto ciò, arrivati a questo punto, bisognerebbe mettere la parola fine. Sarebbe veramente dannoso per la città? Se l’obiezione da muovere è che a pagarne le conseguenze sarebbero i cittadini, a causa di un nuovo commissariamento, la domanda da porre è un’altra: ma le competenze politiche di questi trasformisti che ormai da anni siedono sui banchi dell’Aula Pucci, sono reali? Che cosa hanno prodotto in termini di efficienza amministrativa durante le loro ripetute esperienze a Palazzo del Pincio? Sono veramente loro “i competenti” di cui aveva bisogno Civitavecchia per risollevarsi dall’Amministrazione degli “incompetenti?”. Sono davvero indispensabili?
Considero Ernesto Tedesco persona seria e onesta, ragion per cui sarebbe lecito attendersi da lui uno scatto di dignità e di responsabilità. Non è più accettabile avallare un sistema politico basato sulla compensazione senza limiti degli equilibri interni ai partiti, sull’assecondamento delle rivendicazioni personali, sulla legittimazione dei cambi di casacca spesso premiati addirittura con l’assegnazione di assessorati. C’è un limite al buon senso, al decoro e alla moralità davanti a cui qualunque Primo cittadino non dovrebbe mai retrocedere.
Ne uscirebbe rafforzato lui, la città, ma soprattutto il sistema politico di Civitavecchia condannato altrimenti ad altri anni di immobilismo e casaccari.
Marco Galice