“Togliere le Province: una scelta giusta?”

palazzo valentiniCIVITAVECCHIA – E’ entrato nel vivo il dibattito sull’abolizione delle Provincie, alimentato da alcuni partiti che premono in questa direzione convinti di ricavare da una decisione del genere un forte abbattimento dei costi della politica nel nostro Paese. Magari fosse così, almeno sapremmo tutti cosa fare per prepararci un futuro migliore.  C’è poi  il quotidiano Il Tempo,  che forse più interessato alla tiratura che al bene del Paese, ne sta facendo addirittura un suo cavallo di battaglia.
Ora, noi del Polo Civico non vorremmo apparire come quelli che si mettono ad ogni costo di traverso, ma non possiamo esimerci dal dire la nostra su un tema così importante proprio per il senso di responsabilità che avvertiamo nei confronti dei cittadini.
Abbiamo infatti letto cifre da capogiro sui costi delle Provincie che accreditano la convinzione –  francamente inaccettabile da chi come noi conosce le problematiche provinciali – che aboliti questi enti intermedi venga meno anche la necessità della spesa relativa. Invece non è così: i costi citati non sono i cosiddetti “costi della politica”: sono spese, investimenti e gestioni che vanno comunque affrontati, a prescindere dall’esistenza o meno delle Provincie.  Ecco allora l’aspetto demagogico della proposta. Si vuole un abbattimento dei costi della politica ? Leviamo di mezzo le Provincie.  Anche se ne verrà un danno per i cittadini.
Attendiamo, comunque, e vogliamo sperare non inutilmente, un’attenta verifica dei costi reali per sapere quali siano i costi reali di detti enti locali. E chi ha ragione.
Ma vale la pena di parlare anche dell’aspetto strumentale della proposta. Abbiamo motivi sufficienti per ritenere che il dibattito sia stato suscitato ad arte per evitare di parlare dei problemi veri che affliggono il Paese sotto il profilo dei costi, della gestione e dei guasti della spesa pubblica, ai quali non si riesce a porre rimedio. Scusate se ci permettiamo di dirlo ma se l’intendimento è la riduzione delle spese,  la lente d’ingrandimento ve semmai posta sulle Regioni, le cui competenze spaziano dalla sanità ai rifiuti e ai trasporti. E siamo convinti che se su questi compiti tanto gravosi ci fosse un autentico decentramento in capo alle Provincie – che possono vantare uno sperimentato livello di efficienza acquisito  in circa un secolo e mezzo di vita nazionale, in moltissimi casi ci sarebbe un netto miglioramento della situazione.
Qualche altro aspetto investe le convenienze – non confessabili – della politica partitica. E’ chiaro che un consigliere regionale il cui costo è dieci o quindici volte maggiore di quello di un suo collega provinciale – che alla fine del mese costa in media poco più di mille euro e che a fine mandato non avrà un vitalizio – può devolvere al partito una bella fetta dell’indennità percepita. Per un partito si tratta di due introiti diversi, l’uno di gran lunga preferibile all’altro. Per non parlare poi dell’entità degli investimenti e di tutto ciò che a livello regionale c’è da gestire. Ed allora tutto appare più chiaro.
Si tralascia, naturalmente, di spiegare come saranno affrontati i problemi di area vasta. Come ci potranno essere i miglioramenti attesi nell’edilizia scolastica delle scuole superiori, nelle strade provinciali, sull’ampio fronte del sociale e della cultura attualmente validamente affrontati dalle Provincie.  Si omette di ricordare quali difficoltà ha creato alle Provincie, anche a quelle che possono vantare un bilancio sano, l’applicazione del Patti di Stabilità. Né si dice che fine farà il personale, e come si risparmierà su questo se non con altri tagli e con altra disoccupazione.
Potremmo aggiungere dell’altro. Ma quando un dibattito nasce viziato e privo di quella obiettività ed onestà intellettuale necessaria è inutile parlare. Ciò serve solo se ci sono orecchie pronte ad ascoltare e bocche a farsi sentire. Perché qui veramente non c’è di mezzo solo il futuro del Paese ma quel poco di buono che oggi viene offerto ai cittadini. Con tutti i problemi del caso, ma che non dipendono certo dalle Provincie.

Il Consiglio direttivo del Polo civico