Tidei: “Non mi ritiro perché la città ha ancora bisogno di me”

CIVITAVECCHIA – Dal Partito democratico di Civitavecchia riceviamo e pubblichiamo un’intervista realizzata dall’esponente Pd Piero Alessi al candidato sindaco Pietro Tidei.

Tidei, se mi permette vorrei rivolgerle una domanda, forse condivisa da molti cittadini. Cosa la spinge a candidarsi di nuovo come Sindaco di Civitavecchia? Lei ha svolto numerosi e prestigiosi incarichi. Molti sostengono che avrebbe dovuto farsi da parte e favorire il rinnovamento. Cosa risponde?

“Le sue sono due domande! Quanto alla prima. Mi lasci dire che sono tra quelli che ogni giorno si fanno questa domanda. Perché candidarmi di nuovo a sindaco di Civitavecchia? Certamente ha spinto in questa direzione il fatto che io sia stato costretto in maniera improvvisa ed inaspettata a lasciare un lavoro di risanamento che aveva appena iniziato a dare frutti. La improbabile alleanza che si è determinata tra la destra ed una parte della mia maggioranza, non nascondo, mi ha colpito profondamente anche sul piano personale. Ad essere feriti sono stati anche coloro che mi avevano sostenuto e tra questi, in primo luogo, il mio partito- il Partito Democratico-. Non è stato comunque il desiderio di rivincita. Avrei volentieri fatto a meno di una nuova faticosa e difficile campagna elettorale. Ciò che ha sciolto le mie riserve sono state due fondamentali considerazioni. La prima è che sono rimasto io stesso impressionato dal numero (circa 1000) di iscritti al mio partito che mi voleva come candidato e che non accettava il giudizio ingeneroso che aveva portato alla mia sfiducia. La seconda considerazione è che ho toccato con mano la grave situazione economica che attraversa il comune e la pesante condizione occupazionale che emargina soprattutto i giovani. E’ una fase quella che attraversa la città che non potrebbe sopportare fughe. Se io mi sottraessi non vivrei questa scelta come una prova di generosità ma come una vile fuga dalle responsabilità. Non è questo il momento di ritirarsi a vita privata. Si tratta di mettere a disposizione di una città che mi ha dato molto quel, poco o tanto, di esperienza e competenza che ho accumulato negli anni. Al tempo stesso spingere una squadra di giovani e costruire le premesse per un vero rinnovamento. E questa è la risposta alla seconda domanda. Il rinnovamento nella politica, come in qualunque altra attività umana, non può essere frutto di improvvisazione. Se il mare è agitato, molto agitato si vorrebbe sapere che il timone è governato da una persona esperta. Il barometro, per stare ad una metafora meteorologica, a Civitavecchia segna tempesta. Sarebbe saggio, in questa complicata situazione, che esperienza, competenza ed ansia di rinnovamento marciassero assieme. E’ ciò che mi propongo di fare. Mettermi a disposizione per favorire un processo di reale rinnovamento”.

A suo giudizio quali sono i problemi fondamentali che ha la città e che una nuova amministrazione dovrebbe affrontare?

“Una città come Civitavecchia, per le sue dimensioni e per il suo ruolo economico ed istituzionale ha di fronte enormi problemi. Quello principale è creare le migliori condizioni, per quelle che sono le possibilità di un Comune, per lo sviluppo e per una crescita occupazionale. Il lavoro, intendo la mancanza di lavoro, è il problema che deva assorbire le principali energie. Si debbono muovere tutte le leve per dare risposte occupazionali importanti e nel breve periodo. Civitavecchia può farlo. Si tratta di una città che vive una incredibile contraddizione tra lo stato di impoverimento di importanti strati sociali, di emarginazione di intere fasce sociali e dei giovani in particolare e le straordinarie opportunità. Le potenzialità per lo sviluppo sono enormi. Si potranno cogliere se si darà vita ad una amministrazione seria che vorrà lavorare considerando questa una assoluta priorità. Civitavecchia può, nel breve periodo, dare una risposta occupazionale a centinaia di giovani. Non si tratta di inventare settori merceologici o improvvisare voli di fantasia. Sarebbe sufficiente lavorare con determinazione sul tessuto economico tradizionale della città. Innanzitutto il Porto ed il mare. Sono enormi le possibilità non ancora sfruttate. Sia nel settore del crocierismo come in quello delle merci. Quindi il turismo di transito ed il termalismo con il conseguente potenziamento di tutta la rete commerciale e di servizio. Infine nuovi rapporti con i grandi produttori di energia elettrica. Questo solo per citare i titoli più importanti. Per ciascuno di questi titoli vi sono proposte concrete e percorribili che possono dare serie risposte occupazionali. Abbiamo un solido programma, che peraltro era stato elaborato assieme anche alle forze che mi avevano sostenuto e che mi hanno, con le discutibili modalità che sono note, abbandonato. Penso in particolare a Sinistra e Libertà che quel programma ha condiviso e ritenuto utile alla città. Noi non abbiamo cambiato idea! Quello stesso programma è alla base dei nostri ragionamenti. Si tratta, con gli opportuni aggiornamenti, di metterlo in pratica. Per farlo serve una grande determinazione ma anche le giuste competenze. Questo è ciò che ci proponiamo di fare”.

Certo la disoccupazione è una questione centrale ma il comune ha le forze per affrontarlo?

“Il Comune da solo ed in forma diretta certo che no. Il Comune mentre deve dare risposte ai cittadini alleviando la loro sofferenza deve evitare il tracollo finanziario dell’Ente che creerebbe nuovi e drammatici problemi proprio sul fronte occupazionale. Si pensi solo alle municipalizzate. Ai danni enormi che le Amministrazioni di centro-destra hanno prodotto, nella loro gestione. Guai a perdere la memoria. La nostra città ha enormi debiti ed una situazione sull’orlo della bancarotta per colpa di gestioni allegre ed irresponsabili. Noi dobbiamo risanare senza produrre drammi sociali. Non è facile. Si tratta di una impresa che da sola dovrebbe far tremare le vene dei polsi. Mi sorprendo come altri affrontino con estrema leggerezza la competizione per la carica di Sindaco. Si ha forse la percezione di un incarico estremamente leggero e gratificante. Fatto di cerimonie ed appalusi. Di un incarico che si può svolgere magari part-time; nel tempo libero lasciato dalla propria prevalente professione. L’incarico di Sindaco a Civitavecchia nelle condizioni attuali è assai poco riposante, non concede tregua o riposo. Si tratta di un impegno a tempo pieno. Si può svolgere con la speranza di raccogliere soddisfazioni solo se condotto assieme ad una squadra di persone animate da grande passione, competenza ed anche lealtà. Proprio la lealtà è venuta meno nell’ultima mia esperienza amministrativa. L’interruzione anticipata della amministrazione e le continue tensioni non hanno favorito il lavoro. Ciò nonostante abbiamo ottenuto in poco tempo importanti risultati. Comunque, abbiamo imparato la lezione. La squadra che guiderà la prossima Amministrazione se noi vinceremo la competizione, e noi la vinceremo, sarà una squadra che unirà esperienza, competenza, passione, rinnovamento ed uno spirito di lealtà che consentirà di portare a termine la missione. Civitavecchia uscirà dall’emergenza e assumerà il ruolo che merita, sul piano economico ed istituzionale. Non può farcela il Comune da solo. Bisognerà creare una solida alleanza con le forze sociali e produttive della città. Si dovranno creare le condizioni perché vi sia una forte solidarietà istituzionale. Non saranno consentite chiusure nelle propri roccaforti. Non vi possono essere piccole isole felici. Non è tollerabile, ad esempio, una separatezza tra porto e città. Si debbono abbattere barriere e si deve lavorare assieme perseguendo un unico obiettivo la crescita dello scalo portuale in funzione del benessere sociale. Una crescita priva di questo scopo non avrebbe senso. Sarebbe persino dannosa. Una crescita senza sviluppo non può essere il nostro obiettivo. Noi ci impegneremo perché le occasioni di benessere e di ricchezza non restino entro i ristretti confini del demanio marittimo. Al tempo stesso dovremo stringere alleanze istituzionali. Penso alla Regione. Penso ancora alla stringente necessità di saperci dotare degli strumenti più adeguati per dialogare con l’Europa e non perdere nessuna delle opportunità che potrebbero essere offerte da Bruxelles”.