Camusso: “Non possono essere i più deboli a pagare il conto del Paese”

piazza fratti cittadiniCIVITAVECCHIA – Grande partecipazione per la manifestazione organizzata in occasione del compleanno della Camera del Lavoro di Civitavecchia: festa caratterizzatasi con musica, mostre fotografiche e libri tra il Forte Michelangelo e piazza Fratti dove quest’oggi, dopo la musica di Enrico Capuano, si sono succeduti sul palco diversi interventi politici aperti dal segretario locale Cesare Caiazza, che ha rimarcato la “presenza costante in questi anni” della Cgil nelle lotte a fianco dei lavoratori e rilanciato l’impegno sempre più forte sul territorio anche alla luce della apparente volontà del sindaco Moscherini di procedere sulle privatizzazioni nonostante il risultato referendario; dopo di lui gli interventi di Claudio di Bernardino, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, e le testimonianze particolarmente toccanti dei lavoratori precari degli ausiliari del traffico e degli interinali del porto, che hanno espresso il loro disagio legato alla non continuità di reddito oltre che di lavoro come condizione ormai esistenziale e che non si sono sottratti alla polemica col ministro Brunetta che li ha definiti nei giorni scorsi “la parte peggiore del paese”.
Il saluto finale è stato lasciato al lungo intervento della segretaria generale Susanna Camusso che, dopo aver rimbrottato il sindaco Moscherini di nuovo sulla questione holding, visto che “non si passa sopra la volontà popolare in alcun caso”, ha ricordato come in questo periodo buio e di crisi “è stato fondamentale il ruolo delle donne nella società, a partire dalla splendida manifestazione del 13 Febbraio ‘Se non ora quando?’, dove tutto ha avuto inizio”.
La Camusso è poi intervenuta sul tema caldo della riforma fiscale, sui cui nei giorni scorsi la Lega aveva fatto fuoco e fiamme, rimproverando il Presidente Berlusconi per il suo ambiguo comportamento in aula, dove “prima ha detto che la crisi non c’era e in ogni caso noi stiamo meglio degli altri partner europei, per poi presentare un conto salatissimo, da far pagare come sempre ai più deboli”. Conscia che la crisi richiede sacrifici, ma anche che senza una iniezione nelle tasche dei lavoratori e una serrata a difesa dei loro diritti il paese non ripartirà, la segretaria Cgil ha snocciolato la ricetta del sindacato per iniziare a muovere i primi passi fuori da una crisi “profonda”, e cioè “manovre che riguardano la normativa innanzi tutto, quindi a costo zero, ad esempio la reintroduzione di una legge contro le dimissioni in bianco, di modo che se una lavoratrice sceglie di avere un figlio non rischia il posto a priori” o la considerazione “del caporalato come reato penale, per combattere il sommerso, come anche l’introduzione di una norma contro l’appalto al minimo rilancio che poi diventa subappalto e tende a sommergere il lavoro”. Ma anche una maggiore rigorosità nel prelievo fiscale con l’introduzione “della tracciabilità a 500 euro, e la tassazione dei grandi patrimoni”.
Infine un passaggio sul futuro: “Non c’è futuro dove si attacca la scuola, dove si distrugge il sapere; non c’è futuro che possa essere precario per sempre, bisogna intervenire su questa piaga, far in modo che le imprese trovino più vantaggioso proporre condizioni dignitose ai lavoratori, far pagare di più la precarietà”.

Simone Pazzaglia