Sotto il vestito niente

La Statua del bacio è tornata, con tutte le polemiche annesse ed una città come al solito divisa tra detrattori ed estimatori, i quali non sono pochi e di cui occorre nolenti o volenti prendere atto.
Del valore artistico e, soprattutto, del significato culturale della statua si discute da tempo; è un dato oggettivo che l’opera stride non poco con il contesto storico cittadino e in nulla rappresenta l’identità di Civitavecchia. Ma nell’attesa, forse infinita, che questa consapevolezza diventi condivisa, sarebbe opportuno allargare il dibattito e riflettere seriamente su ciò che il ritorno della Statua rappresenta in termini di politica culturale nella città; la cui pochezza è senza dubbio evidente.
E così viene alla mente un film cult degli anni ’80, quel “Sotto il vestito niente” che testimonia emblematicamente come, dietro la sontuosa e scenografica apparenza della statua, si celi in realtà poca se non zero vision culturale a Civitavecchia. Alla stregua di quei maliziosi che vanno a curiosare sotto la gonna della ragazza baciata dal marinaio, sperando di intravedere chissà cosa e restando poi delusi, dopo aver constatato che in realtà nulla c’è di interessante.
Al di là di qualche foto e selfie alla Marina, infatti, la Statua non produce niente di rilevante per la città, a parte le folkloristiche dirette Facebook e le parate caricaturali di qualche politico locale in occasione del suo ritorno: non genera profitti, non produce investimenti nel settore culturale, non innalza il livello della cultura in città, non valorizza i talenti artistici civitavecchiesi, non offre loro opportunità di crescita, in sostanza non fa da contorno ad un processo più ampio di valorizzazione del patrimonio cittadino.
Perché va detto chiaramente: a Civitavecchia la cultura è affidata principalmente alle iniziative dei singoli e manca completamente di una visione e di una strategia politica. L’Amministrazione comunale (non solo quella attuale sia chiaro, il discorso parte da lontano) si limita ad offrire qualche patrocinio, qualche contributo, qualche sostegno ad iniziative di terzi; ma nulla di più, tolta qualche sporadica eccezione per singoli eventi, apprezzabili ma di certo non memorabili.
Da anni si discute sull’importanza di creare un circuito culturale ad ampio raggio che valorizzi il patrimonio cittadino, che pure è presente e considerevole. Basti pensare alla ai più sconosciuta villa di Traiano, alle dimenticate incisioni del Calamatta, alla abbandonata necropoli de La Scaglia, alle trascurate stanze di Raffaello, alla potenziale Civitavecchia sotterranea; senza contare le Terme di Traiano, il Forte Michelangelo, la Darsena romana, il sito di Aquae Tauri, il centro storico medievale e tanto altro ancora. Ma tutto è fermo, a parte un totem interattivo inaugurato con tanto di fascia tricolore che affida ai singoli turisti l’iniziativa di provare a visitare in autonomia le attrazioni storiche cittadine. Così come da anni si discute sulla necessità di fare rete con il territorio e connettere in un unico ampio percorso storico-culturale l’immenso patrimonio che congiunge Tarquinia a Cerveteri, con Civitavecchia come centro nevralgico grazie all’approdo di migliaia di croceristi. Ma anche su questo fronte si registra una stasi preoccupante.
Insomma, la cultura a Civitavecchia è viva e vegeta; lo dimostrano ad esempio l’opera costantemente propositiva e propulsiva della Società Storica Civitavecchiese o del Gruppo Archeologico Romano, iniziative innovative come la Macchina del Tempo di Roberta Galletta, l’esperienza del Cinema d’autore della Sala Buonarroti, le decine di associazioni culturali e teatrali che ogni mese animano la città con iniziative e rassegne. Così come non mancano proposte di un certo pregio, quale l’idea di uno spazio della Biblioteca comunale dedicata alla memoria di Civitavecchia, sottoscritta da decine di cittadini ma al momento ancora inascoltata.
La cultura, in sostanza, pulsa, ma c’è un grande assente: la politica, incapace di fare da collante, di convogliare sforzi e risorse, di creare progettualità, di avviare un percorso di crescita e identità a 360 gradi e duraturo nel tempo.
L’unica iniziativa su cui l’attuale Amministrazione Tedesco ha mostrato solerzia in progettualità e risorse è, per l’appunto, il ritorno della Statua del bacio. E questo la dice lunga sulla pochezza delle politiche culturali a Civitavecchia. Per l’appunto: sotto il vestito niente.

Marco Galice