“Serve davvero un centro commerciale a Fiumaretta? Facciamo un referendum”

CIVITAVECCHIA – Ha fatto discutere e suscitato polemiche la proposta del leader del movimento 5 stelle, Di Maio, a chiudere i negozi per Natale e Pasqua.
Proposta in linea con il programma del movimento 5 stelle, a difesa dei piccoli negozi e avverso “alle sciagurate liberalizzazioni di Bersani e Monti”.
Specifico che parlo a titolo personale, ma l’argomento è problematico, ed avvia l’importanza di recuperare una dimensione umana che mi trova completamente d’accordo; per quanto mi riguarda servirebbe più flessibilità e meno burocrazia.
La cosa che stupisce è che mentre a livello nazionale i 5 stelle sposano incondizionatamente la tutela del piccolo commercio, della importanza di fronte al reale rischio della desertificazione dei centri storici, della necessità di un pluralismo commerciale senza liberalizzazioni da far west, di una reale concorrenza, dando a tutti la possibilità di competere, (parcheggi, eventi, decoro urbano). La cosa che, ovviamente, sempre come uti singulus, stride, è la volontà di aprire un nuovo centro commerciale a Fiumaretta, di cui nessuno sente il bisogno o la necessità.
Comprendo i problemi economici dell’amministrazione, ma l’apertura di un nuovo centro commerciale sarebbe l’ultima vera “mazzata” al commercio di vicinato già in grave difficoltà.
Tralascio per brevità, il problema ambientale, il rapporto tra bacino di utenza e centri commerciali, e tanti altri problemi, aggiungo solo che dopo l’esperienza tragica del terminal del gusto, dove nessuno ha profferito verbo, un centro commerciale in quella zona, impedirebbe definitivamente il processo di fare di Civitavecchia una città-porto.
Per cui sempre a titolo personale, faccio una proposta all’amministrazione e alle organizzazioni sindacali e imprenditoriali.
Si avvii un referendum, formale o informale, (visto poi il rapporto con la rete che ha il movimento) si avvii una consultazione tra commercianti, tra consumatori, cittadini per comprendere l’umore, il sentiment della città, in materia.
Questo significherebbe il ritorno ad una democrazia dal basso, inusuale a Civitavecchia ;sarebbe altresì la prova di una attenzione verso una categoria, che ha dato tanto a questa città, ma che è stata sempre, a torto, reputata di secondo piano.

Tullio Nunzi