CIVITAVECCHIA – C’è chi dice che il Pd non c’è più, chi che non c’è mai stato. Sulla sua esistenza grava un peccato originale. Il Pd è un non luogo politico, senza identità volutamente perché probabilmente non è mai nato come partito, perché nato da una fusione a freddo di “oligarchie”politiche. Quello che il Pd è oggi, è sotto gli occhi di tutti, è una sorta di congerie di gruppi più disparati, contrapposti, e localmente la situazione diviene più disperata se mi consentite il termine, dalle rivalità ataviche che separa fazioni storiche, dove la dialettica interna viene “degradata” a “tifoserie” e usata come azione intenta solo a contrastare o emendare le iniziative della parte avversa, comunque e qualsiasi azione intraprenda, con il risultato di restringere la propria strategia politica alla scelta contingente delle alleanze elettorali, e delle candidature. «Su che cosa ci dividiamo? Sulle ambizioni personali? Queste esistono, ma non credo che spieghino tutto».Il fatto che il Pd cosi com’è nato e come si manifesta tutti i giorni è un partito senza identità, è un non luogo politico, la condizione attuale del Pd è di perenne “nomade” politico, (“quell’amalgama mal riuscito” per usare quello che ritengo un furbo eufemismo) si è rivelata una condizione di “empasse” permanente, d’immobilismo; la verità è che non siamo stati in grado di elaborare e di proporre una nostra idea di società e per fare questo ci vuole una “identità”. Il messaggio delle primarie per il candidato sindaco di Milano (per il Pd nazionale e la batosta alle regionali per il Pd locale) è la cartina di tornasole della situazione del Pd: i suoi elettori non vogliono la marmellata, preferiscono votare un candidato con un‘identità chiara, non votano una indistinta e indefinita marmellata, vogliono un partito che ritrovi un’identità e io aggiungo nell’ambito della sinistra. Per storia, tradizione, struttura, il Pd rimane il partito dell’alternativa, quanto meno il partito-cardine di una possibile alternativa. Così com’è ora non piace e anche chi spera che vinca non perde occasione per mandare segnali d’insoddisfazione. Com’è ora il Pd? Senza identità, il nobile e ambizioso progetto di fondere due grandi correnti sociali, una sinistra laica e una sinistra cattolica, avrebbe richiesto una elaborazione di un progetto di società, di città, come fondamento ideologico del nuovo partito. Ora nella vita breve e tormentata del mio partito, non vi è neppure la minima traccia di un’ideologia, ideologia intesa come investimento culturale e politico, intesa a costruire un ideologia moderna, una proposta di società, di sviluppo; al suo posto c’è un dibatto autoreferenziale,“arcaico”, sia nel metodo che nel merito, del tutto privo della “realtà” di una società in continuo cambiamento. C’è da stupirsi mi chiedo, se poi la “gente” non si appassiona alle vicende del Pd nazionale e locale?Se il Pd perde consensi e simpatie? Non serve un dibattito sulle singole personalità e i loro errori, non serve un confronto incentrato sulle accuse reciproche. Non serve l’idea di rinnovamento inteso solo come certificato di nascita, di “rottamare” “tout-court” la vecchia classe soltanto per sostituirsi ad essa, bisogna avere la forza e la volontà di riprogettarsi, per coinvolgere la società, i movimenti, le associazioni, coloro che vivono al di fuori dei partiti per creare un soggetto politico unitario, capace di risvegliare la coscienza di tante e tanti che oggi, attoniti, non sanno neppure dire in quale tipo di partito stiano, capace di muovere dai contenuti: dall’ambiente ai diritti al lavoro. Edmondo Cosentino – Resp. Area Lavoro Pd Civitavecchia
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