Precariato nella sanità, problema da risolvere per l’Amministrazione comunale

CIVITAVECCHIA – Approvato giovedì dal Consiglio comunale un ordine del giorno a sostegno della stabilizzazione dei precari nella sanità. tema sul quale la massima assise cittadina ha voluto sensibilizzare l’Amministrazione comunale affinché intraprenda tutte le iniziative utile nei confronti delle istituzioni sovracomunali per la risoluzione di una questione decisamente annosa, come ha potuto spiegare nell’illustrazione dell’Odg il Consigliere comunale Fulvio Floccari.

“Da ormai 10 anni è in vigore il blocco del turn over nel settore della sanità – ha evidenziato l’esponente grillino – in questi anni abbiamo lasciato andare in pensione dai duemila ai tremila soggetti ogni anno e quindi progressivamente svuotato i reparti di personale esperto e con anni di professione sulle spalle. La triste soluzione tampone che i passati governi hanno adottato è stata quella di ricorrere al precariato, diviso in diverse forme. Dal precariato più ‘nobile’, ossia quello dei dipendenti a tempo determinato, a quello meno “nobile”, ossia le collaborazioni a progetto. Le conseguenze di questa stortura sono molto pesanti: per anni si è lasciato impoverire il personale, sia nella quantità che nella qualità, senza considerare che il precario è un migrante, si sposta di posto in posto dove trova le condizioni migliori e non mette radici con pesanti conseguenze personali ed economiche sul lavoratore che non può contare sul proprio futuro, trattato come un libero professionista ma costretto a lavorare in esclusiva. Questa condizione, portata avanti per un decennio, per un terzo della vita lavorativa di un lavoratore, implica contributi versati a diversi enti previdenziali (talvolta a proprie cura e spese) e, nel caso delle collaborazioni a progetto, senza maturare anzianità di servizio. Ciò causerà un dramma quando questi lavoratori avranno raggiunto l’età della pensione e non potranno godere di una terza età serena. La precarizzazione degli ospedali comporta anche disagi per il cittadino: per numerose prestazioni sanitarie per esempio la chiusura delle liste di attesa è al 31 dicembre 2015, in quanto quella è la data della scadenza di molti contratti. Questi spesso vengono rinnovati negli ultimi giorni ma finchè non arriva la certezza, non si possono programmare i relativi esami medici”.

Floccari ha quindi riportato alcuni numeri relativi alla nostra realtà territoriale. “La Asl RmF ha circa 1600 dipendenti, di cui la grande parte con età anagrafica molto alta. L’8% del totale dei dipendenti ha un contratto da precario (133 dipendenti, tra i quali 33 medici, 6 psicologi, 5 veterinari, 3 assistenti sociali, 7 operatori tecnici, 39 infermieri, 12 amministrativi). Da qui a 5 anni ci sarà una ulteriore accelerazione del turnover, legata al pensionamento di una intera generazione di operatori. Come affronteremo il prossimo futuro? L’ipotesi di stabilizzare i precari attraverso procedure concorsuali, già ventilata dalla giunta regionale dell’allora presidente Marrazzo, attende da anni di essere resa qualcosa di più che una promessa elettorale. Siamo in attesa che il commissario ad acta Zingaretti emani il Decreto attuativo che chiarisca come si intenda mettere in atto il recente decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Tale decreto promette di stabilizzare comunque soltanto i precari ‘puri’ ossia quelli assunti con avviso pubblico e a tempo determinato. Quelli entrati con altre forme non hanno i requisiti per essere stabilizzati e al 31 dicembre 2018, stanti le attuali condizioni, rischiano di perdere il proprio posto di lavoro”.

“Quello del precariato – ha concluso Floccari – è un problema che questa amministrazione ha tra le proprie priorità. L’ordine del giorno che il consiglio comunale ha approvato all’unanimità , è un segnale politico forte e siamo certi che la Regione e la Direzione Generale della ASL sapranno rendersi disponibili affinchè si possa avere massima cura del singolo operatore nell’ottica del dipendente e massima cura dei servizi nella prospettiva del cittadino. Le singole specialità mediche, che come lampadine si vanno spegnendo nel tempo man mano che gli operatori lasciano il servizio, ci ricordano che i servizi sanitari vanno disegnati per tempo e con cura, anche attraverso la stabilizzazione dei precari”.