CIVITAVECCHIA – La tragicità della situazione occupazionale è sotto gli occhi di tutti. Ma c’è un luogo, in città, in cui questa è dolorosamente evidente: esiste, a ridosso del porto dei miracoli, un vero e proprio cimitero delle imprese che, all’assenza di lavoro, mescola un grave stato di degrado, incuria ed abbandono. Parliamo della zona industriale di Civitavecchia.
Arrivarci è un azzardo: il manto stradale è pieno di crateri e la vegetazione spesso invade la carreggiata. La vegetazione spontanea ha preso possesso dei marciapiedi e camminare tra capannone e capannone è quasi impossibile. L’illuminazione è insufficiente. L’acqua, in molti siti, arriva con il contagocce. Colmo dei colmi, in un momento storico in cui il governo annuncia grandi investimenti sulla banda larga ed in cui l’e commerce avanza, la zona industriale è priva di copertura internet. Non stiamo parlando di internet ultraveloce, ma di semplice connettività. Come si fa a ricevere un ordine dai propri clienti, a fare un ordine ai propri fornitori, a consultare l’email dell’azienda, ad aggiornare il catalogo on line, se non c’è una connessione ad internet?
Piano piano i capannoni si sono svuotati. Il famoso Interporto, sul quale tanto si era puntato per lo sviluppo della città, non ha mai preso vita.
Mi domando: quali grandi porti in salute hanno capannoni vuoti e degradati alle spalle? Il porto di Civitavecchia non ha mai fatto nulla per far decollare le imprese, né mai si è occupato dello sviluppo del retroporto.
Le amministrazioni che si sono succedute poco hanno fatto per ridare vita alla zona industriale. Nessuna azione organica per attrarre investimenti ed imprenditori, ma solo contatti occasionali ed inconcludenti. Ma se attrarre investimenti non è facile, il comune è stato totalmente inattivo anche per quello che, ragionevolmente, poteva fare ed era di sua stretta competenza: manutenzione stradale, illuminazione, fornitura idrica, estensione del trasporto pubblico.
La zona industriale è un grande patrimonio che va alla deriva. Potenzialmente, se sviluppata in direzione del terziario avanzato, dato che la portualità si è rivelata, croceristi a parte, un vero flop, può essere fonte di posti di lavoro. Uffici, call center, web factories e servizi alle imprese e alle persone ridarebbero vita capannoni industriali in disuso.
E’ una sfida che vale la pena di portare avanti.
Mario Michele Pascale – Associazione Spartaco, Consiglio Nazionale del PSI