Nasce il Comitato “Vota Sì per fermare il nucleare”

nucleareCIVITAVECCHIA – E’ nato a Civitavecchia il comitato “Vota Sì per fermare il nucleare”, che aderisce al Comitato nazionale referendario, costituito da un vasto schieramento di organizzazioni e di singoli cittadini di diverso orientamento politico e culturale, uniti dal comune obiettivo di vincere il referendum del 12 e 13 giugno portando a votare almeno 25 milioni di cittadini e convincendoli ad esprimersi per il Sì.
“Dopo Three Mile Island (USA 1979) e Chernobyl (Urss 1986) – spiegano i promotori – stiamo subendo sulla nostra pelle in questi giorni le conseguenze del disastro della centrale di Fukushima: siamo ancora prigionieri dell’incubo nucleare. Il vicino territorio di Montalto di Castro, nonostante sia un’area densamente popolata ed a forte rischio sismico, continua ad essere indicato come possibile insediamento nucleare. La vicinanza con la centrale aumenta enormemente i pericoli e i danni non solo in caso di incidente ma anche durante il normale funzionamento: studi francesi e tedeschi hanno, infatti, riscontrato che a causa del rilascio di radioattività nell’aria e nell’acqua, l’incidenza di tumori e leucemie nella popolazione residente  nelle aree limitrofe alle centrali è molto più alta.  Il territorio sarebbe ‘militarizzato’ in quanto le centrali sono appetibili quali possibili obiettivi di atti terroristici o attacchi  militari. Il nucleare è inutile, rischioso, costoso e controproducente”.
Per il neo Comitato, inoltre, il nucleare non serve all’Italia. “Il Paese – proseguono – ha una potenza elettrica installata di più di 100.000 megawatt, mentre il picco di consumi oggi non supera i 57.000 megawatt. Inoltre il nucleare non ridurrebbe la nostra dipendenza energetica dall’estero, perché l’Italia sarebbe costretta ad importare l’uranio, oltre alla tecnologia e ai brevetti”. Oltre al fatto che la scelta dell’atomo viene considerata rischiosa. “Infatti – aggiungono – anche per i reattori di terza generazione Epr attualmente in costruzione, sono emersi gravi problemi di sicurezza, come denunciato a novembre 2009 dalle Agenzie di Sicurezza di Francia, Regno Unito e Finlandia. A ciò si aggiunge che non è stato ancora risolto il problema di dove depositare in modo sicuro e definitivo le scorie. Il nucleare lascia in eredità alle future generazioni aree e materiali pericolosi per millenni”.
E in più c’è una questione economica non di poco conto. “L’energia nucleare – vanno avanti dal Comitato – è costosa e controproducente per le tasche dei cittadini e per l’economia del Paese. Per tornare all’atomo bisognerebbe ricorrere a fondi pubblici e garanzie statali, quindi alle tasse e alle bollette pagate dai cittadini. Tutte risorse importanti sottratte ai finanziamenti per la ricerca, per l’innovazione tecnologica, alla diffusione dell’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Non c’è bisogno di nuova energia nucleare ma semplicemente di ridurre gli sprechi del sistema energetico italiano e incentivare la crescita delle fonti rinnovabili in sostituzione di quelle fossili: solo con una rivoluzione energetica capace di contrastare i cambiamenti climatici, di risparmiare energia e innovare processi e prodotti sarà, infatti, possibile dare risposte concrete alla crisi economica”.
“Ci troviamo ancora una volta a difendere il referendum dal tentativo di scippo – concludono dal Comitato – dopo il mancato accorpamento con le elezioni amministrative di maggio, che avrebbe fatto risparmiare 400 milioni di euro, per paura  di perdere il referendum, respingiamo ora la moratoria dichiarata dal governo, un espediente truffaldino con cui si cerca di far saltare il referendum. Sanno che il paese è contrario al nucleare e temono che si pronunci. Ma questa volta saremo in tanti, più di 25 milioni, a fermare la follia nucleare”.