Monitoraggio della LIPU: “No a interventi impattanti dell’Agraria nei boschi del territorio”

CIVITAVECCHIA – Si sono conclusi in questi giorni i monitoraggi nella valle del Marangone e nei boschi della Castellina, del Semaforo e dell’Infernaccio, da parte del Gruppo Locale di Conservazione LIPU Monti della Tolfa, coordinato dalla delegazione Lipu Civitavecchia. I rilievi, condotti da volontari naturalisti, hanno consentito di accertare la nidificazione di diverse specie di uccelli di interesse comunitario: rapaci come il nibbio reale, il nibbio bruno, il falco pecchiaiolo, il biancone, che fanno il nido su vecchi alberi; specie di pascoli cespugliati come la ghiandaia marina, l’occhione, il succiacapre, l’averla piccola.

“La presenza di queste specie rare – si legge in una nota della LIPU Civitavecchia – che si riproducono nel sito con una densità tra le maggiori nel Lazio, evidenzia l’importanza degli habitat presenti e l’inopportunità degli interventi impattanti avviati dall’Università agraria di Civitavecchia. Dopotutto non risultano studi naturalistici commissionati da questo ente, che però ha beneficiato di fondi comunitari LIFE proprio perché la valle è inserita nella ZPS (Zona di Protezione Speciale) del Tolfetano. Appare inoltre quantomeno singolare che l’Università agraria continui a parlare di ‘oliveti’ riferendosi a zone classificate come bosco ormai da decenni: gli oliveti c’erano quando buona parte di Civitavecchia era campagna, come sanno bene i cittadini sulle cui abitazioni gravano gli usi civici, ma oggi quelli del Marangone sono tra gli ultimi boschi ormai presenti nel territorio comunale”.

LIPU Civitavecchia ha quindi trasmesso i risultati preliminari di questi monitoraggi alla Regione, perché si eviti di autorizzare interventi ritenuti dannosi per la natura: “La valle del Marangone merita di essere conservata per il suo altissimo valore ecologico: si tratta di un polmone verde, uno scrigno di tesori archeologici e naturalistici al confine fra i territori di Civitavecchia e Santa Marinella, affidata all’Università agraria per la sua conservazione.
E’ necessaria una gestione sostenibile, a vantaggio di tutta la comunità”.