CIVITAVECCHIA – Se i locali non possono essere demoliti almeno che siano destinati alla pubblica utilità. La proposta di soluzione finale per il rebus Marina arriva dal Segretario dei Repubblicani europei Vincenzo Monteduro che ribadisce la piena contrarietà alla strada dell’interramento degli ormai noti locali abusivi che il Comune vuole perseguire con la Perizia di variante approvata lo scorso agosto.
“Questa soluzione – afferma – non ottempera ai dispositivi di legge che univocamente dispongono la demolizione dell’abuso ma si ritiene volta più che alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, alla tutela degli Amministratori comunali, che in caso di ordine di ripristino, sarebbero chiamati a rispondere in solido del danno Erariale in esito delle illecite attività edilizie volte, come risulta dagli atti, alla realizzazione di vaste aree e volumetrie per migliaia di mc. adibiti a locali commerciali. Quell’adozione, di fatto, è un puerile espediente per una ‘improponibile sanatoria mascherata’ che oltre a non essere prevista dall’ordinamento giuridico, può costituire un pericoloso precedente in caso di simili conflitti in ambito nazionale”.
Forti dubbi da parte di Monteduro anche in merito al tentativo in corso da parte di Comune, Regione e Ministero, rappresentato quest’ultimo dall’Arch Federica Galloni, della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici per il Lazio, di sanare l’abuso paesaggistico attraverso l’istituto della “Compatibilità Ambientale”. “E’ un forzatura – commenta – che non risponde, altresì, alle giuste esigenze della cittadinanza, che paga un servizio senza poterlo fruire”.
Questa dunque la sua soluzione: “Ben venga il salvataggio delle volumetrie con la formula della ‘Compatibilità Ambientale’ ma una condizione: trovare tra i codici del Decreto un norma che consenta l’agibilità di quei locali per essere adibiti esclusivamente a pubblici servizi: Informazioni Turistiche; Aula per convegni; circoli culturali; sede distaccata Vigili Urbani e quant’altro necessario per una fruizione pubblica e popolare”.