Mare e portualità, le proposte di Sinistra Italiana

ROMA -Pubblichiamo di seguito il contributo programmatico accolto dal Congresso regionale di Sinistra Italiana dello scorso mese, sui temi dell’economia del mare e della portualità.

L’economia del mare rappresenta un elemento di rilevanza cruciale in un paese che per tre quarti della sua estensione è circondato dal mare: una naturale fonte di prosperità su cui le antiche popolazioni costruirono imperi, che invece oggi non sfugge alla generale crisi che attanaglia ogni settore dell’economia.
Non da oggi, ma ancor più oggi, in tema di portualità, i governi si muovono in modo perfettamente avulso da ogni logica di programmazione politica, incapaci, quando non disinteressati, di elaborare linee di sviluppo integrate tese all’attrazione e valorizzazione dei traffici internazionali, delle movimentazioni, degli investimenti reali destinati a moltiplicare le potenzialità complessive della portualità italiana.
Ne è conferma la recente riforma voluta dal Ministro Del Rio, contrabbandata ancora una volta per semplificazione e modernizzazione, in realtà pura esaltazione del centralismo e della burocratizzazione delle catene di comando dei porti, istituzionalizzazione della distribuzione spartitoria degli incarichi, il cui vero cieco obiettivo è il definitivo assoggettamento della gestione dei porti agli ordini della politica e delle alleanze lobbistiche.
Le riforme sono altra cosa e non possono prescindere, in termini di LAVORO, da una pianificazione fondata sulla ricaduta nei territori: una piattaforma della portualità è da costruire su vasta scala, non come un gioco di dama sulla squallida scacchiera delle nomine, dove tutto è sacrificato al riverente omaggio alla speculazione privata!
Chiaro esempio ne è la portualità della nostra regione.
Il NETWORK PORTI DI ROMA, Civitavecchia, Fiumicino, Gaeta, ognuno con la propria specificità, ha tutte le caratteristiche per costituire il traino dell’intero territorio, come LAVORO, qualificazione delle attività, sviluppo, crescita: invece parliamo di zone che sono tra le più depresse d’Italia, Civitavecchia in testa.
La progressiva sottrazione delle aree portuali a favore di una autoreferente megaprogettualità, ha sostanzialmente e rapidamente modificato la natura dello scalo: con il grande crocierismo che si traduce esclusivamente in pochi servizi minori, del tutto inadeguati a compensare il livello di “aggressione” sia ambientale che territoriale prodotto da questi giganti del mare; con i traffici passeggeri e delle merci sempre meno significativi nel panorama complessivo; un terminal container che doveva decollare vent’anni fa; un interporto nato come mera speculazione e così rimasto……… insomma il porto si è progressivamente trasformato in un corpo estraneo alla città, feudo indiscusso del signorotto di turno, dove la mera speculazione dei grandi gruppi privati ha trovato terreno fertile.
Un esempio su tutti l’affaire Privilege Yard, presunto investimento miliardario, presumibile nuovo volano dell’economia portuale e cittadina verso lidi d’oltreoceano, sostenuto da una più o meno consapevole nomenclatura che da Brad Pitt è passata al Cardinal Bertone, Vincenzo Scotti, Giancarlo Elia Valori…. Tutti quanti protesi a garantire la costruzione di un castello di ferraglia, una nave che non navigherà mai, che ha truffato lavoratori diretti ed imprese dell’indotto, che offende la città con quel macabro scheletro che incombe sul “nostro” mare!
Una bufala chiara fin dal suo concepimento, un’opera priva di committente, priva di anche un minimo delle garanzie che dovrebbero essere alla base della concessione di un’area portuale tanto vasta, che pure è andata avanti in modo spregiudicato e con la benedizione istituzionale generale!
Ora le indagini rivelano implicazioni nella più vasta inchiesta dello scandalo di Banca Etruria e molto altro ancora, ma i lavoratori e la città non possono certo attendere la fine delle indagini per il recupero di quegli spazi alle operazioni ed alle attività produttive del porto: deve essere individuato un percorso di recupero rapido, mantenendo alta la guardia, perché non si riduca ad un ulteriore “omaggio” per qualche altro furbetto speculatore privato.
In perfetta analogia si sta consumando la già citata vicenda Interporto, struttura logistica determinante perché il porto produca traffici da e per l’entroterra: fallito, svenduto, all’asta, praticamente una struttura fantasma.
Per non parlare dello splendido porto storico, all’ombra del Forte Michelangelo, imprigionato dalle inferriate che circondano il “parcheggio” di super yacht, poste a difesa dei pochi privilegiati dagli evidentemente terribili cittadini di Civitavecchia: un vero e proprio insulto!
Si può proseguire nel cahier de doleances che opprime lo sviluppo portuale, ma il porto è anche vita, energia, mani sporche di grasso, creatività, generosità, coraggio, intelligenza e forza politica.
Forza politica ed autorevolezza che evidentemente sono mancati, se un territorio tra i più professionalmente qualificati nel settore, si è trasformato in una terra di maggiordomi (con tutto il rispetto per i maggiordomi).
E’ da qui che bisogna ripartire, dal riempire un vuoto politico che ha permesso di aprire il varco alle peggiori speculazioni, che ha costretto la città a rinunciare al proprio porto.
Ripartiamo dalla PROPOSTA.
Una PROPOSTA DI SISTEMA che, in occasione del primo congresso regionale di Sinistra Italiana, veda il partito impegnato in tutti i suoi livelli politici ed istituzionali.
Particolare attenzione dovrà essere posta al monitoraggio dell’applicazione della riforma Del Rio, sia nello studio di eventuali correttivi su cui avviare una forte iniziativa politica e trovare la più ampia convergenza, sia nella vigilanza sulla correttezza e trasparenza degli atti, con particolare riguardo alla partita delle nomine: azione politica che sarà tanto più efficace, quanto più sarà in grado di coinvolgere gli attori sociali delle comunità locali.
L’Affaire Privilege Yard, la cui pesante ipoteca rischia di permanere per decenni, richiede un intervento straordinario da parte del governo, che sblocchi la situazione, anche attraverso una legge ad hoc: nelle more delle vicende giudiziarie e delle aste che continuano ad andare deserte, agisca direttamente con un impegno finanziario che consenta l’avvio immediato di un’opera di smaltimento della carcassa di nave ed il riutilizzo delle aree, tra l’altro già attrezzate, con il coinvolgimento diretto della mano d’opera ed imprenditoria locale.
Una boccata d’ossigeno per i lavoratori a fronte di un impegno economico pubblico che potrà trovare compensazione attraverso la costituzione di parte civile delle istituzioni direttamente interessate, Comune, Regione, Città Metropolitana.
Ma l’impegno sulle politiche portuali dovrà essere continuo, aperto al contributo ed all’arricchimento di un dibattito che deve uscire dalle ristrette logiche delle rendite di posizione in cui è costretto: la progettualità deve aprirsi ad una programmazione non solo regionale, ma nazionale ed europea, con l’obiettivo della costruzione di un sistema sinergico, tale da garantire il massimo sviluppo delle potenzialità di ogni realtà su scala nazionale.
In tal senso, il contributo di una forza di sinistra come SI, che vuole tornare a porre al proprio centro le questioni del LAVORO, anche attraverso l’impegno dei propri rappresentanti istituzionali, in particolare nella Commissione Trasporti, può rappresentare la differenza.
Con umiltà e determinazione, come la gente di mare.