CIVITAVECCHIA – Si progettano nuovi impianti sportivi, si contraggono nuovi debiti con le banche per realizzarli, si disegnano nuove Cittadelle dello sport… ma nel frattempo si lasciano abbandonate strutture nuove di zecca e mai inaugurate. Il caso più eclatante, che inizia a farsi davvero misterioso, è quello dei campi da calcetto realizzati a S. Liborio. Un’opera, edificata con fondi Ater, costata la bellezza di 800.000 euro e ultimata addirittura due anni e mezzo fa, ma mai inaugurata e sprangata con catene e lucchetti; incastonata inutilmente nel centro del quartiere come una vera e propria cattedrale nel deserto. Due campi da calcetto, una tribuna, spogliatoi, docce, impianto elettrico, recinzione. C’è praticamente tutto. E allora come mai l’impianto resta chiuso e, soprattutto, nessuno ne parla e nessuno, nei tanti bei proclami per lo sport cittadino, se ne cura? Le risposte, e le verità, che emergono da qualche indagine lasciano a bocca aperta. Il motivo per cui l’impianto rimane chiuso e inutilizzabile è, a quanto pare, la mancata agibilità della struttura; non ci sarebbero, in sintesi, gli standard di sicurezza. Come è possibile? Errori di progettazione a quanto pare. La tribuna posta tra i due campetti, per una capienza di circa 400 persone, e gli spogliatoi posizionati soltanto sul lato mare, rendono infatti troppo lontano e con carenti vie di fughe alternative il campo lato monte. Di fatto, per entrare e uscire nel campetto lato monte occorre superare inizialmente il primo campo, quindi la tribuna entrando a contatto con il pubblico. Come mai non si è pensato di realizzare spogliatoi anche a ridosso del secondo campo? Come mai si è realizzata una tribuna tra i due campi riducendo al minimo il passaggio, su un unico percorso obbligato a contatto con il pubblico? Insomma, come sono stati possibili quelli che appaiono chiaro errori di progettazione? Coni e Vigili del Fuoco, ovvero gli organi deputati a certificare l’agibilità e la sicurezza di un impianto sportivo, pare siano stati categorici: così com’è la struttura non può essere utilizzata. E questo spiega il perché rimane chiusa a distanza di due anni e mezzo dal completamento dei lavori. In realtà sia il Coni che i Vigili del Fuoco avrebbero indicato le modifiche progettuali da apportare, che prevedono in primo luogo la demolizione in toto della tribuna e il suo rifacimento secondo gli standard di sicurezza, oltre che la realizzazione di spogliatoi anche dalla parte del campetto lato monte; ma non si tratta certo, come appare evidente, di piccoli interventi di manutenzione, bensì di veri e propri lavori ex novo il cui costo si aggira intorno a qualche centinaia di migliaia di euro, di cui né l’Ater né il Comune al momento dispongono. E questo spiega perché tutto rimane fermo e bloccato. Quello che rimane ancora un mistero, invece, è perché nessuno ne parli; perché mai su questo vero e proprio scandalo sportivo gli amministratori tacciono? Come mai nessuno si preoccupa di uno sperpero di denaro pubblico che potrebbe certamente interessare la Corte dei Conti? Come mai l’Ater tace? Come mai, soprattutto, il Comune ed il Sindaco Moscherini in testa, sempre così ferocemente critici nei confronti dell’Ater in questi tre anni, si sono immersi nel silenzio più totale? La risposta potrebbe essere molto semplice: a quanto pare il responsabile del procedimento del progetto dei campetti in questione è un certo Ing. Mauro Nunzi, all’epoca dei fatti Dirigente dell’ufficio tecnico dell’Ater. Sbagliamo?
Ma. Ga.