Le AEC contro il Commissario: “Non torniamo nelle cooperative”

CIVITAVECCHIA – Netta presa di posizione da parte del personale AEC (assistenti educatrici culturali per alunni bambini minori con handicap) al termine dell’assemblea convocata ieri dai Sindacati di Categoria e le Rsa Aziendali. All’unanimità le lavoratrici hanno concordato il loro no convinto al ritorno del servizio in cooperative, alla riduzione del costo del lavoro inferiore alle normative, alla riduzione di spesa per un servizio sociale a favore dei bambini utenti e delle loro famiglie.
“Il Servizio AEC una decina di anni fa era sotto cooperativa e di fatto le operatrici si trovarono costrette alle cause di lavoro con tanto di avvocati per la salvaguardia di salario e diritti – ricorda in una nota stampa l’Usb – Il Comune, con buona scelta, collocò il servizio prima nell’Etruria Servizi e poi in Ippocrate, ora invece la Pubblica Istruzione mette in discussione il servizio AEC e in una relazione dice ‘pur sottolineando la validità qualitativa del servizio reso – che viene svolto positivamente dagli operatori e dagli educatori della soc. Ippocrate – per cui non si rilevano inadempimenti contrattuali -, si precisa tuttavia che sulla base di una ricerca di mercato di carattere informale curata di recente dalla pubblica istruzione, il costo del servizio sia pari a 25 euro per ogni assistito iva inclusa, mentre in altri comuni è nettamente inferiore’. Che significa tutto ciò? Che il comune ha intenzione di rinegoziare il contratto di servizio con Hcs e Ippocrate fino a spendere soltanto 18,00 euro procapite riducendo il costo del lavoro e con la prospettiva di affidamento a Cooperative per riduzione dell’Iva dal 22% al 4%. In contemporanea però lo stesso Ufficio Pubblica Istruzione suggerisce all’Hcs di istituire nel Servizio AEC la figura obbligatoria di un coordinatore tecnico con contratto a tempo determinato che però di fatto aumenterebbe la spesa del personale affrontata dalla soc. Ippocrate e quindi dall’Hcs che sta invece togliendo i contratti a tempo per sanare la crisi societaria e il rischio di fallimento. Una bella ambiguità da parte del comune, quasi un ricatto, e le lavoratrici ormai sono veramente stanche di avere salario molto basso (circa 6 euro all’ora delle 25 che il comune spende) e di pensare che qualcuno le voglia far tornare in cooperativa con ulteriore pericolo dei loro diritti a favore del profitto del privato. Tra l’altro la soluzione del costo del lavoro ridotto non può essere inferiore a quello di legge pertanto ciò costituirebbe illegittimità sicuramente da impugnare sindacalmente”.
Le lavoratrici lanciano un messaggio al Commissario Straordinario Santoriello, al Dirigente della pubblica istruzione, alla cittadinanza utente e soprattutto ai prossimi candidati a sindaco e consiglieri: “Questo è un servizio sociale e merita più attenzione e valo-rizzazione, le operatrici lavorano non solo per stipendio ma con amore e sentimento per i bambini minori e le loro famiglie”.