CIVITAVECCHIA – La notizia del coinvolgimento di uomini politici locali (non necessariamente amministratori) nell’inchiesta sul consumo di droga recentemente svolta della magistratura è qualcosa che fa veramente riflettere, e fa nascere serie preoccupazioni sull’affidabilità ed autorevolezza del sistema rappresentativo locale. Dà ragione a quanti sostengono la necessità che un rischio del genere debba essere scongiurato con il ricorso a sistemi oggettivi di controllo.
Ebbene, il volontario assoggettamento di esponenti delle forze politiche a prove atte ad escludere l’assunzione di sostanze stupefacenti è volto palesemente a rassicurare la citta sull’operato di chi la rappresenta, operato che dev’essere esemplare, limpido e libero da condizionamenti di qualsiasi genere. Diretto a fornire ai cittadini, proprio in un momento in cui la fiducia nel corretto funzionamento delle istituzioni sembra essere giunta a livelli estremamente bassi, quel minimo di garanzia e di fiducia indispensabile e ricucire i rapporti sfilacciati tra rappresentanti e rappresentati. Ad evitare illazioni e deprecabili generalizzazioni, che sicuramente non aiutano a stabilire quel clima di autentica collaborazione che occorre per attivare i tanto auspicati processi di crescita e sviluppo della comunità locale.
E sono per l’appunto considerazioni del genere che hanno suggerito alla massima assise cittadina di approvare, nel 2010, la mozione presentata dal consigliere Alvaro Balloni che suonava come invito ai consiglieri comunali a sottoporsi volontariamente ai test antidroga e a renderne pubblici i risultati.
Sulla base dei motivi richiamati, ci sembra assolutamente impossibile liquidare la questione dicendo che la proposta di un test volontario sui “nostri” uomini politici, nella cui accezione rientrano, si badi bene, non solo gli eletti consiglieri, sia comunali che circoscrizionali, ma anche tutti coloro che rivestono cariche di responsabilità in seno alle forze politiche, è inutile e populista.
Anzi, alla luce delle notizie riferite in premessa, considerata l’urgenza di sgombrare il campo da sospetti che proprio per essere così indefiniti non consentono di essere confutati e però ingenerano un diffuso discredito, pensiamo che la stessa Amministrazione comunale dovrebbe assumere l’iniziativa di sostenere le spese relative all’effettuazione dei test, la cui attendibilità è talora commisurata alla dimensione dei costi, che nel caso di quello dei bulbi capillari sono piuttosto elevati. E potrebbe farlo magari stipulando una convenzione con strutture sanitarie che per la loro natura e il loro prestigio diano tutte le garanzie del caso a costi relativamente contenuti.
Il Consiglio Direttivo del Polo Civico