CIVITAVECCHIA – Da una parte la verità dell’Enel, rassicurante e minimizzante su quanto accaduto venerdì nella centrale di Tvn, che resta un “impianto all’avanguardia e di comprovata sicurezza”. Dall’altra la verità dei lavoratori, assai diversa e ben più allarmante, raccontata da chi non ha certo il problema di tutelare a tutti i costi il buon nome e l’immagine patinata dell’azienda. E così la versione dell’Unione sindacale di Base racconta scenari piuttosto differenti rispetto a quelli dipinti fino ad oggi sul rogo di Torre Valdaliga Nord.
In primo luogo, sottolineano dall’Usb, “la squadra antincendi non è praticamente entrata in azione, poiché la quasi totalità dei lavoratori che la compongono sono stati impegnati nelle rispettive operazioni di esercizio. Una circostanza che avrebbe potuto avere conseguenze assai gravi e che dimostra la palese insufficienza del numero di lavoratori designati alla lotta antincendio”. In secondo luogo “il rogo non ha attualmente una spiegazione ufficiale e non si sa ancora se le protezioni e i dispositivi antincendio del trasformatore siano intervenute o meno. Inoltre, deve tenersi presente che si parla di una macchina vecchia, rigenerata con la trasformazione a carbone. I lavori sono stati ben eseguiti? Possono aver prodotto danni agli avvolgimenti? Sorgono molti dubbi rispetto alle condizioni di sicurezza di chi dovrà operare su questo tipo di macchine”.
L’Usb rileva poi come “durante l’incendio non c’è stata alcuna regolazione della viabilità. Abbiamo così assistito ad un via vai pericoloso, con auto di esterni che transitavano ripetutamente per la portineria e addirittura autoarticolati che arrivavano in centrale per posizionarsi sulla pesa come niente fosse. In generale si è manifestato un grave deficit di organizzazione e di direzione delle attività”. Inoltre “il piano di emergenza non è stato attivato come previsto. Niente sirena di allarme e avvisi al personale sull’impianto quantomeno improvvisati. Tutta la zona delle officine e degli uffici non è stata interessata dalla minima segnalazione. I lavoratori Enel e ditte non direttamente impegnati nelle operazioni non sono stati informati circa il da farsi né accompagnati verso zone di sicurezza, ma lasciati imprudentemente a curiosare presso la portineria. Per come sono strutturate le vie di fuga, non osiamo pensare cosa sarebbe accaduto se il fumo si fosse diretto dentro la sala macchine o verso le officine e i parcheggi”. E ancora: Secondo l’Usb “si è evidenziata una carenza degli estinguenti necessari, che non essendo immediatamente disponibili sono stati trasportati sul luogo dell’incidente da altre parti dell’impianto con conseguente perdita di tempo” e “numerosi lavoratori di ditte esterne sono stati chiamati ad operare nella zona dell’incendio, senza che sia dato conoscere il loro grado di professionalità per situazioni del genere”. Infine, secondo l’Unione sindacale di Base, “non risulta, come qualcuno ha affermato, che Enel avrebbe fermato i gruppi 3 e 4 per precauzione. Risulta invece che siano state le autorità a disporre la fermata del gruppo 3 e che il gruppo 4 sia andato invece in blocco del tutto accidentalmente”.
Insomma, per tutte queste ragioni secondo l’Usb “sarebbe bene che Enel, Comune, Prefettura, Asl e Vigili del Fuoco valutassero con attenzione quanto verificatosi venerdì scorso in occasione dell’incendio. La gestione di una emergenza di un impianto termoelettrico di questa dimensione, oltretutto collocato vicino ad un’altra centrale e ad una importante linea ferroviaria, non può essere lasciata all’improvvisazione”.
La USB chiede quindi di “riconsiderare tutte le procedure relative ad eventi del genere, e ribadisce inoltre la necessità di un doveroso chiarimento circa la regolarità delle autorizzazioni in materia antincendio della centrale di Torrevaldaliga Nord”. (foto di Giuseppe Ibelli)