La proposta dell’Agraria di Civitavecchia alla Regione: “Sclassificazione come soluzione degli usi civici”

CIVITAVECCHIA – Il Consiglio di Amministrazione dell’Università Agraria di Civitavecchia ha proposto all’unanimità che la Regione Lazio approvi un disegno di legge che preveda che le aree dichiarate di demanio civico da verifiche amministrative o da pronunce giurisdizionali, ma edificate/edificabili perché ricadenti nell’ambito di regolari previsioni urbanistiche, siano considerate “sclassificate” e quindi non più demanio civico, con previsione di un tenue compenso per ristorare Comuni o Università Agrarie dei diritti civici pretesi sulle terre così classificate.

“In attesa di un pronunciamento dello Stato in merito all’aggiornamento dei criteri di alienazione delle terre civiche come raccomandato dalla sentenza di Corte Costituzionale n. 113 del 2018, le Regioni possono legiferare nell’ambito del quadro normativo vigente – spiega una nota dell’Agraria – C’è da considerare che le cause che si stanno dibattendo sono state attivate da cittadini in difficoltà che non si capacitano come il loro immobile, realizzato sulla base di previsioni urbanistiche vigenti, possa trovarsi in una situazione di irregolarità, peraltro difficilmente sanabile stante la normativa vigente e considerata la sentenza di Corte Costituzionale n. 113/2018 che ha abrogato l’art 8 della LR 1/1986 e a cui non ha fatto seguito alcuna sostituzione normativa da parte della Regione Lazio. C’è anche da tenere presente come la avvenuta edificazione di terre risultate di demanio civico è stata realizzata in piena buona fede da parte dei cittadini, in vigenza di strumenti urbanistici e sulla base di regolari licenze edilizie e che tali immobili sono stati trasferiti in virtù di regolari successioni o compravendite e che questa condizione non sussiste solo a Civitavecchia ma in numerosi altri Comuni della Regione Lazio”.

“Questo – prosegue l’ente di viale Baccelli – è il momento di evitare le strumentalizzazioni della politica e le personali prese di posizione di amministratori ed esponenti politici che cavalcando le proteste dei cittadini coinvolti non portano soluzioni, ma alimentano la tensione sociale e configurano soluzioni di comodo del tutto destituite di fondamento, andando erroneamente ad individuare nella Università la causa di tale malessere, che invece discende dal dettato del giudicato commissariale, esecutivo e mai riformato in sede superiore; L’Università Agraria di Civitavecchia nell’esercizio del suo ruolo istituzionale ha da sempre ricercato il dialogo e chiesto a cittadini ed alle istituzioni tavoli di concertazione per esplorare tutte le possibilità di soluzione dei problemi insorti, ben comprendendo che con il trascorrere del tempo è stata dimenticata dai cittadini l’origine del problema che oggi si dibatte e quindi la soluzione conciliativa si prospetta come valida alternativa ad un contenzioso dalla durata non preventivabile, anche allo scopo di venire incontro ad un disagio sociale che ha dato luogo a manifestazioni di protesta e polemica, ben comprensibili, pur non potendo condividersene le strumentalizzazioni da parte di singole persone o parti politiche, con diffusa, falsa rappresentazione dei fatti”.

“Adesso – conclude la nota dell’Agraria – è necessario ascoltare la voce della Politica, è necessario che il Consiglio regionale del Lazio superi gli schieramenti partitici per venire incontro ai cittadini che inconsapevolmente si sono trovati in difficoltà nella negoziazione dei loro immobili. Quindi è necessario che il Consiglio regionale assuma una posizione ponderata e la esprima in tempi rapidissimi, nel solo interesse dei cittadini del Lazio”.