Il Sindaco che non sa mai niente

moscheriniE’ davvero credibile il Sindaco Moscherini quando afferma di aver saputo dell’arrivo degli immigrati tunisini solamente ieri sera, allorché è stato contattato dal Prefetto Pecoraro? Sembra piuttosto difficile pensarlo. Difficile credere infatti che in appena 12 ore, tanto è passato da quella telefonata all’annuncio reso stamane in apertura di Consiglio comunale, si sia cercata e immediatamente reperita la caserma De Carolis per ospitare i 700 immigrati; si sia predisposto il suo allestimento; si sia allestita la task force per accogliere i tunisini al Porto; si sia organizzato il loro trasferimento verso la caserma; si sia studiata la gestione della loro permanenza sul territorio. Veramente questo prodigio è stato realizzato in appena 12 ore? O è più facile ipotizzare che da giorni il Governo avesse preso contatti con il Comune, e quindi con il Sindaco, per dirottare gli immigrati a Civitavecchia… Fatto che il Primo cittadino, mentre nella vicina Tarquinia il Sindaco Mazzola mostrava diverso comportamento e sollecitudine, avrebbe a quel punto nascosto alla maggioranza e alla città intera per evitare proteste e contestazioni. Lui afferma di non averne saputo nulla fino a ieri, di essere stato all’oscuro di tutto. Un po’ come era all’oscuro del progetto di discarica ad Allumiere e del protocollo sottoscritto tra Alemanno e La Russa; un po’ come era all’oscuro del progetto di bruciare cdr a Torre Valdaliga Nord; un po’ come era all’oscuro della presenza di rifiuti potenzialmente tossici e di discariche a cielo aperto all’interno della centrale Enel. Un Sindaco, in sostanza, che sulle questioni più dirimenti e fondamentali per la città non ne sa mai niente. Strano per chi, da anni, rivendica come salutari per la città i propri stretti rapporti politici con Ministri e Sottosegretari, e che vanta presenze politiche prestigiose ai convegni futuristici che organizza. Anche se, occorre dirlo, non è l’unico ad essere spesso all’oscuro di tutto.  C’è la Governatrice Renata Polverini, ad esempio, che non sapeva nulla del Protocollo Alemanno-La Russa e non sapeva nulla dell’arrivo degli immigrati a Civitavecchia; e che a sottolineare l’elevato peso specifico del suo ruolo di Presidente della Regione Lazio, alla notizia dell’arrivo della nave Clodia, non ha trovato di meglio da dire se non “verrò a Civitavecchia a verificare la situazione”. Sempre meglio del Sindaco Alemanno, che deve nutrire davvero un amore viscerale per Civitavecchia, se è vero che il suo commento è stato: “Mi è stato assicurato che nessun tunisino da Civitavecchia arriverà a Roma”. Fallito (forse), il regalo della megadiscarica, ci ha appioppato comunque 700 immigrati. E la questione ora sta tutta in questo numero e nella presenza di questa massa di disperati in fuga dalla guerra trasportati nella nostra città, che è attesa ad una prova di civiltà, accoglienza e nervi saldi veramente preoccupante. Perché è davvero  una idea da folli pensare di poter offrire aiuto e accoglienza a 700 persone ammassandole dentro una caserma  circondata da militari. Ma quale assistenza, igiene, diritti umani e dignità si può pensare di offrire loro in queste condizioni? Come è stato possibile pensare che una cittadina di 60.000 abitanti possa sobbarcarsi da sola il peso di 700 immigrati sbarcati dalla sera alla mattina? Quanto e quale aiuto reale, invece, si sarebbe potuto offrire a queste persone distribuendole con raziocinio su tutto il territorio regionale? Ma evidentemente, in questi termini, l’obiettivo era ben altro. Non offrire aiuto e solidarietà, ma tenere lontani gli immigrati da Roma e da Milano, fregandosene delle popolazioni, della concertazione, della discussione  e condivisione delle scelte. Un gioco a cui si sono prestati con disarmante cinismo e compiacenza il Presidente del Consiglio, la Governatrice del Lazio e il Sindaco di Roma, che hanno trovato il classico pollo da spennare in Civitavecchia. La città dove il Sindaco non sa mai niente.

Marco Galice