“Il Pd ha ritirato la sua stessa mozione piuttosto che farla passare con i propri voti”

CIVITAVECCHIA – Ho letto le polemiche scaturite dopo il consiglio comunale del 30 gennaio e ritengo sia necessario fare chiarezza su alcuni punti, pertanto mi trovo costretto a rispondere per mostrare la questione sotto un altro punto di vista. Per farlo cercherò d’inquadrare i fatti anche da un punto di vista cronologico.
Verso fine dicembre il comitato pro referendum (il cui presidente è un ex delegato di Tidei) presenta un quesito all’attenzione della segreteria generale del comune per annullare la delibera di giunta che approvava il progetto definitivo. Nella presentazione del quesito il comitato chiede un parere di legittimità sullo stesso, così come prevede il regolamento sul referendum.
Si forma così una commissione tecnica composta da tre avvocati (presieduta dal segretario generale del Comune) che boccia il quesito con un parere con un contenuto estremamente generale che rende molto difficile presentare un quesito legittimo.
Nonostante questo parere negativo il comitato ha comunque raccolto le firme e il Partito Democratico ha presentato una mozione urgente che rigettava il parere della commissione. La mozione era illegittima, in quanto la commissione tecnica che ha valutato il quesito è indipendente dalla politica; nonostante tutto è arrivato all’ordine del giorno in consiglio comunale, è stato discusso in urgenza, e l’opposizione lo ha emendato.
La maggioranza M5S ha bocciato gli emendamenti ed era pronta ad astenersi sulla mozione, ma quando si è arrivati al voto della mozione, il Partito Democratico ha RITIRATO la mozione, il tutto filmato e verificabile dallo streaming online disponibile sul sito del Comune.
Quindi il Partito Democratico ha portato una mozione illegittima (difficile immaginare che chi fa politica da più di venti anni non lo sapesse), ha chiesto di discuterla con urgenza e poi l’ha ritirata. Mozione che aveva la benedizione di Mario Michele Pascale (il presidente del comitato) sui social network e che non ha detto nulla su questo ritiro ingiustificato. Spero che l’atteggiamento parziale del presidente del comitato non sia dovuto al fatto questi sia anche esponente del PSI e alleato del Partito Democratico.
Adesso faccio notare alcuni dettagli. Il capogruppo del Partito Democratico in consiglio ha ammesso che il quesito era illegittimo, ma allora perché sono state raccolte le firme per un referendum Illegittimo? I cittadini che apponevano le loro firme per il referendum sono stati forse presi in giro, o sono stati informati che il quesito era inammissibile?
Sui quotidiani, leggo che il comitato deve ancora sentire gli avvocati per un ricorso contro il parere della commissione, mi chiedo perché non lo abbia fatto un mese fa, visto che questo parere è noto dalla terza settimana di dicembre. Ha senso chiedere le firme ai cittadini per un referendum che già si sa non essere conforme alle leggi? È questo il rispetto dei professionisti della politica che per un così importante istituto democratico del nostro paese?”
Nel rispetto di chi il forno crematorio davvero non lo vuole, c’è da chiedersi se una questione del genere può essere affrontata tramite raccolte di firme su un quesito che già si sapeva non essere ammissibile, tramite una mozione illegittima presentata in urgenza, discussa e poi ritirata subito prima del voto; mozione presentata dallo stesso partito che ha fatto partire l’iter del forno crematorio con due delibere di giunta, una di consiglio comunale e due determine dirigenziali ma che quattro anni fa non ritenne opportuno fare un referendum per ascoltare i cittadini.
Lascio ai lettori di questo lungo comunicato giudicare se l’obiettivo di tutto questo teatrino è davvero fare il referendum oppure fare solo l’ennesima bagarre politica.
Invito il comitato a proseguire la raccolta firme se il numero ancora non è sufficiente e a fare ricorso contro il parere della commissione tecnica il prima possibile affinchè ci sia il parere di un giudice terzo esterno al Comune.

Emanuele La Rosa – Capogruppo Movimento 5 Stelle