Giannini: “E’ tutta la vecchia dirigenza del Pd che deve dimettersi”

CIVITAVECCHIA – “Bene e dimissioni di De Felici, ma è tutta la vecchia dirigenza che deve dimettersi”. Questa la sintesi del pensiero del Consigliere comunale Pd Stefano Giannini in una severa analisi del voto politico destinata sicuramente ad aprire un acceso dibattito all’interno del Partito Democratico.
“Le dimissioni irrevocabili di De Felici sono il primo passo verso la rinascita del Partito, nonostante siano avvenute con eccessivo ritardo – esordisce Giannini – Non posso che applaudire alla presa di posizione dell’ex Segretario il quale, sebbene osteggiato in questa decisione da parte del vecchio apparato, ha avuto il coraggio di trarre le giuste conclusioni postume al pessimo risultato elettorale ottenuto. Va inoltre aggiunto che la situazione caotica del Partito verificatasi successivamente la vittoria alle amministrative locali, non può comunque cancellare l’ottimo lavoro svolto che ci ha portati al governo della città. Eppure la parentesi De Felici non è sufficiente per coprire un dato oggettivo: dal contesto nazionale fino a quello locale è evidente la bocciatura del Partito Democratico, come è evidente la bocciatura senza possibilità d’appello della classe dirigente che ha guidato questo partito da troppi anni a questa parte. Proprio per questo ritengo doveroso che, a seguito della dimissione del Segretario, decada tutta la dirigenza al seguito ed altresì sarebbe inaccettabile qualsiasi accordo verticistico per una reggenza pro tempore”.
Secondo Gianni il partito è giunto ormai ad un punto di rottura: “Coloro i quali non se ne rendono conto – prosegue -dimostrano a mio avviso un anacronismo ed una lontananza dalla realtà, che potrebbe mettere a serio rischio quel processo ineludibile di ricostruzione di cui necessita il nostro partito, per tornare ad essere il partito del popolo. Un partito di centro sinistra, riformista, che porti con se l’eredità dei partigiani, della difesa del lavoro e dei diritti, forte di molte risorse che possono costruire un futuro per il nostro paese. E’ ora che queste risorse vengano messe in campo seriamente, senza filtro da parte di nessun capostipite, affinché i cittadini non sentano più il bisogno di aggrapparsi a Movimenti che, sotto molti aspetti, hanno risposte affascinanti nella loro spinta rivoluzionaria ma deludenti, secondo me, dal punto di vista dei contenuti”. In parole povere, tanto per non lasciare aditi a fraintendimenti, “è ora che tutta la vecchia classe dirigente faccia un definitivo passo indietro”.
Quale la strada che il Pd deve percorrere nell’immediato futuro. Per Giannini è quella del Commissariamento, attraverso il quale, con l’aiuto dei vertici romani, seguire un preciso percorso: “controllo del tesseramento e della regolarità dello stesso. Decisioni non più verticistiche sia nella vita del Partito, sia per quel che riguarda i rapporti con apparati provinciali, regionali e nazionali. Canali privilegiati tra ‘pezzi grossi’ devono finire. Commissioni ad hoc su temi importanti dell’amministrazione ( urbanistica, lavori pubblici, partecipate, ecc. ) che riescano a coinvolgere la base del partito, per assumere decisioni poi vincolanti anche per i Consiglieri Comunali. Lotta dall’interno ai costi della politica. Sarà il Partito stesso, qualora vi siano individualità da valorizzare all’interno delle strutture provinciali regionali o nazionali, sia a scegliere quelle stesse individualità, sia a mettere dei paletti per un tetto massimo degli stipendi. E’ ora che siano in primis i politici a dare il buon esempio”.
“Questi – conclude – sono, a mio avviso, i 4 punti da cui tutti coloro che intendono guidare il Partito devono partire, poiché la politica deve imparare dalle lezioni che il popolo impartisce”.
In quanti all’interno del Partito Democratico gli daranno ragione?