“Ecco come si sta decidendo la fine dei lavoratori della GTC”

CIVITAVECCHIA – Dai lavoratori della GTC riceviamo e pubblichiamo:

“Surreale. E’ l’unico aggettivo che si può utilizzare in questa vicenda.
Vicenda che vede 16 lavoratori, altamente specializzati in una delle attività che è da sempre uno dei pilastri portanti dell’economia del porto, ritrovarsi a chiedersi se avranno ancora un lavoro.
Il motivo?
Forse la “crisi dei traffici commerciali già iniziata nel decennio scorso”, come scriveva in questi giorni un telematico locale, associata al Covid 19? Ni.
Certo, la crisi dei traffici pesa parecchio sulla faccenda.
Come del resto lo pesava nel decennio scorso, quando i “soldati della GTC” erano più del doppio degli attuali dipendenti, potendo contare sull’apporto dei soci della CPC in distacco giornaliero… il tutto però con la differenza sostanziale che le spese di gestione di quello che oggi sembra essere improvvisamente diventato un baraccone senza valore, erano coperte con fondi totalmente pubblici, stanziati da quell’Autorità Portuale che nel 2005, in deroga alla legge 84/94, aveva ripreso a gestire direttamente il servizio che aveva affidato ad una versione della GTC, leggermente differente da quella attuale, nel decennio precedente.
Che poi è la stessa Autorità Portuale che nel 2012 riesce finalmente a fare quello che dal ’94, almeno così è stato nel resto d’Italia, prevede la legge.
Ovvero l’alienazione del servizio, evitando però di dare la possibilità ai lavoratori di scegliere se seguire il ramo d’azienda o rimanere in AP come prevedeva la legge stessa… ma questo è un altro discorso.
Il ramo d’azienda fu ceduto ad un consorzio di imprese articolo 16, come abbiamo visto a grandi linee le stesse che componevano la vecchia GTC, con l’aggiunta di qualche nuovo innesto, ad un prezzo talmente ridicolo da non poterci nemmeno acquistare un bilocale in periferia… e questo perché, stiamo parlando del 2012 non dimentichiamolo, il settore era stato dichiarato, all’interno di una perizia giurata, in perdita strutturale.
Perdita che sarebbe rimasta pressoché costante, se non addirittura aumentata, negli anni a venire, così diceva la perizia.
Perché allora rischiare prendendo un ramo d’azienda a rischio di fallimento?
Non sta a noi rispondere a questa domanda, però la prima cosa che ci viene in mente è che probabilmente conveniva.
Conveniva perché nessuna impresa formante il consorzio disponeva di mezzi propri e quelli di proprietà dell’Authority, quelli che andavano a formare il ramo d’azienda, erano stati valutati appena un anno prima oltre 10 milioni di euro.
Conveniva perché il pacchetto comprendeva, visto che si parla di cessione di ramo d’azienda, il personale altamente specializzato che serviva per manovrare, manutenere e riparare i mezzi.
Perché vi raccontiamo questa bella storiella? E’ presto detto.
La GTC, l’attuale GTC, è stata tirata su per permettere al sistema porto di continuare a fornire i servizi che da sempre fornisce, evitando che le imprese che utilizzavano, e continuano ad utilizzare, quel tipo di servizi si indebitassero pesantemente per continuare a lavorare.
Né più e né meno questo.
Le perdite che sarebbero arrivate anno per anno, se equamente divise tra le imprese che formavano il consorzio, sarebbero state di poche decine di migliaia di euro, praticamente il noleggio annuale di un auto di rappresentanza.
Insomma una spesa accettabile paragonata all’investimento milionario che si sarebbe dovuto sostenere fornendosi di uomini e mezzi propri.
Invece tutto questo non è successo.
Tra soci che si defilavano e soci che fanno concorrenza al consorzio stesso, che non ha un business proprio ma vive soltanto dei “noleggi con conducente” dei mezzi meccanici, alla fine siamo arrivati ad una situazione di non sostenibilità economica, complice anche il crollo verticale dei traffici di questo maledetto 2020.
E questa situazione chi la dovrebbe pagare?
Indovinato, i lavoratori.
Però in tutto questo c’è un ulteriore paradosso.
Le aziende che compongono il consorzio non stanno andando verso la chiusura, anzi.
Si acquistano mezzi, si formano altri consorzi, si forma il personale e si allargano le concessioni demaniali… insomma tutto porta a pensare che dietro l’angolo ci sia almeno un inizio di ripresa.
Ma ormai è più che evidente che tra i protagonisti di questa ripresa non ci debba essere più la GTC con i suoi lavoratori.
Lavoratori che però potrebbero continuare a fare il proprio lavoro nelle varie imprese che ne abbiano necessità.
Ovviamente ad uno stipendio più basso, d’altronde c’è la crisi, no?
Una sola domanda… dobbiamo anche mettere la nostra faccia sotto ai vostri piedi senza neanche chiedervi di stare fermi o va bene così?”

I lavoratori della GTC