Cna: “Vergognose le modifiche del Parlamento alle norme sulla riforma della Rc auto”

CIVITAVECCHIA – I carrozzieri della Cna contestano il Parlamento. Le Commissioni Finanze e Attività Produttive della Camera hanno infatti riscritto la parte del provvedimento “Destinazione Italia” che riguarda la riforma della Rc auto. Ma il nuovo testo non è quello auspicato dalla categoria, che nel mese di dicembre aveva proclamato lo stato di mobilitazione e il 15 gennaio ha manifestato a Roma contro l’affidamento diretto della riparazione del veicolo incidentato alle officine convenzionate con le assicurazioni e il divieto della possibilità di cessione del credito al carrozziere.
“Le modifiche apportate sono vergognose: i parlamentari vogliono consegnarci alla lobby delle assicurazioni”, dice Gianfranco Bugiotti, presidente di CNA Servizi alla Comunità – Carrozzerie di Viterbo e Civitavecchia. In pratica, come spiega una nota stilata dalle associazioni di rappresentanza a livello nazionale, “viene confermata una ‘finta’ facoltà di scegliere il risarcimento in forma specifica in cambio della riduzione tariffaria, al momento della stipula del contratto. E continua a non essere riconosciuta la cosiddetta riparazione ‘antieconomica’ quando il valore del mezzo è inferiore al valore della riparazione. Si prevede, inoltre, che, quando la riparazione non è effettuata nella carrozzeria fiduciaria, soltanto nel caso del danneggiato diverso dall’assicurato, per il risarcimento debba si debba tenere conto, comunque, dei costi standard definiti dall’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni”. Grave, infine, viene considerato dai carrozzieri il divieto di cessione del credito quando non c’è il consenso della compagnia.
“Non possiamo arrenderci. Continueremo a batterci -afferma Bugiotti- affinché il Parlamento assuma un atteggiamento responsabile verso le 14mila carrozzerie che, se passasse il provvedimento votato dalle Commissioni, sarebbero condannate a morte sicura, con la conseguenza della perdita di 60mila posti di lavoro. Una prospettiva, questa, che il Paese non può certo permettersi”.