CIVITAVECCHIA – Una nuova emergenza si sta abbattendo come un uragano sulla nostra città: l’accoglienza di profughi che fuggendo dall’Africa attraverso il Mediterraneo con natanti di fortuna e sbarcano sulle nostre coste.
Nelle settimane scorse è stato sventato in extremis il pericolo di vedere sistemati in una palazzina di recente costruzione, nei piani alti completamente vuota, circa 60 di queste persone; ma già si parla dell’arrivo di circa 600 profughi da sistemare nella caserma De Carolis nel corso del prossimo anno.
Per opporsi a tale evenienza stanno sorgendo in città comitati spontanei che da alcune fronde del substrato sociale cittadino, sono stati bollati con l’etichetta di razzisti.
Abbiamo avuto l’occasione di ospitare alcuni di questi comitati nella nostra sede, che da anni è sempre a disposizione dei cittadini, i comitati e le associazioni che c’è né hanno fatto richiesta per discutere di problemi di interesse generale per la nostra città; ebbene, da osservatori attenti e interessati ci sentiamo in dovere di dire che questi comitati vanno rispettati ed ascoltati.
Perché oltre ha non aver manifestato alcun segno di razzismo, hanno evidenziato problemi reali e disagi preoccupanti, anche da parte degli stessi migranti, che hanno già vissuto personalmente in occasione del precedente utilizzo della stessa caserma per ospitare un numero molto inferiore di profughi rispetto a quello che si paventa per il 2015.
Vorremmo ricordare che in base all’accordo stipulato tra Governo, Regioni, Provincie e Comuni doveva essere redatto un piano per l’accoglienza dei profughi che, oltre al vitto ed all’alloggio, prevedesse anche misure di informazione, assistenza ed orientamento per il loro inserimento socio-economico.
Non sappiamo se tutto questo sia stato predisposto e non sappiamo, soprattutto, in che modo ed in quale misura il Governo e la Regione interverranno nell’operazione.
Ma proprio per ciò, riteniamo che sia dovere del Sindaco, che giorni addietro ebbe a dichiarare che l’arrivo degli extracomunitari potrebbe rappresentare una “opportunità” per la città, parlare con i comitati, senza riserve su tutti gli aspetti della complicata vicenda.
Perché una città come Civitavecchia che non riesce ad inserire nel tessuto socio-economico nemmeno 1/3 dei propri giovani, difficilmente sarebbe in grado di farlo per persone che vengono da altre culture e che ignorano la nostra lingua.
A meno che, per inserimento socio-economico non si intenda il vedere crescere, in misura esponenziale, il numero di persone che vivono di espedienti, comunque sempre socialmente pericolosi anche quando non sfociano nella violazione del codice penale.
La situazione è grave e seria e come tale va affrontata con serietà, competenza e lealtà ed evitando al massimo una presumibile ghettizzazione: perché non vorremmo trovarci a constatare in un futuro abbastanza prossimo che dietro la maschera dell’antirazzismo si nascondino i soliti speculatori delle emergenze che non si preoccupano affatto di danneggiare il prossimo, senza distinzione alcuna tra italiani ed extracomunitari.
Negli anni abbiamo, purtroppo, avuto non pochi esempi di questo genere.
Civitavecchia c’é