CIVITAVECCHIA – “Perché se i valori erano al di sotto di 20 microgrammi/litro o, addirittura, in regola è stata comunque richiesta la deroga fino a 50 microgrammi/litro?”. E’ quanto si chiede il Movimento Difesa del Cittadino che torna ad intervenire sulla questione arsenico ala luce delle dichiarazioni giunte dall’Amministrazione comunale e dal Consorzio Medio Tirreno.
“Oggi – affermano dall’Mdc – scopriamo che i valori di Civitavecchia, stando a varie dichiarazioni, sono al di sotto dei 20 microgrammi/litro, che, puntualizziamo, non è il valore consentito, ma quello per cui sono consentite deroghe temporanee, e che a Santa Marinella non esisterebbe proprio il problema. Che l’acqua di di Santa Marinella non abbia problemi ce lo conferma, indirettamente, l’Acea Ato2, che ha invitato i Sindaci e le ASL di tutti i Comuni interessati (Tolfa inclusa) per discutere della potabilità delle acque, escludendo proprio questo comune, ma riteniamo che, se qualcosa di discutibile ci sia, è la richiesta di una deroga quando non necessaria. Per quanto riguarda Civitavecchia ricordiamo che, ad oggi, le uniche deroghe concesse dall’Unione Europea al valore di 10 microgrammi/litro sono per i comuni di Bassano Bresciano, Cava Manara, Gambolò, San Gervasio Bresciano, per valori fino a 15 microgrammi/litro, e per i comuni di Introzzo, Sueglio, Foiano della Chiana, Marciano della Chiana per valori fino a 20 microgrammi/litro. Quindi il valore di circa 11 microgrammi/litro dichiarato dal Presidente del consorzio Medio Tirreno risulterebbe essere comunque superiore al valore consentito, seppur di poco, e potrebbe rendere necessaria un’ordinanza di non potabilità”. Fermo restando comunque che, trattandosi in ogni caso di un valore ben al di sotto dei 20 microgrammi, non è chiaro perché mai il Comune abbia chiesto una deroga per 50.
“Vogliamo tranquillizzare i cittadini – proseguono dell’Mdc – informando che, stando alle dichiarazioni dell’Assessore alle Politiche del Territorio e Tutela ambientale della Provincia di Roma, la Regione Lazio si sarebbe già attivata per chiedere al Ministero della Salute la deroga a 20 mg/l che dovrebbe scongiurare il rischio di vedersi chiudere i rubinetti. I tempi per l’adeguamento sarebbero comunque strettissimi poiché, nello stesso intervento, il Ministro Fazio ha dichiarato che ‘di concerto con il ministero dell’Ambiente sta per emanare il decreto di recepimento della decisione europea’”. Dal canto suo l’Assessore all’Ambiente e Sviluppo sostenibile della Regione Lazio, Mattei, ha fatto sapere che “è stato predisposto un piano di Protezione civile regionale per assistere immediatamente quelle popolazioni che non avranno in tempi brevi possibilità di avere acqua con livelli di arsenico inferiori a 20 mg/l”.
Sulla questione si registra anche l’intervento del Prc che critica le politiche idriche attuate in questi anni dall’Amministrazione comunale, contestando anche le parole del Presidente del Consorzio Medio Tirreno Franco Grassi. “Sono anni che i nostri amministratori inseriscono nel Piano delle Opere Pubbliche i progetti per risolvere il problema – afferma la Segretaria Valentina Di Gennaro – nello specifico il collettore primario che consentirebbe di miscelare le acque inquinate con quelle di Acea e l’impianto di abbattimento dell’arsenico da realizzare presso Aurelia. Tutta roba rimasta sulla carta, travolta dal disimpegno sul settore idrico perseguito dal centro destra. Ricordate le dichiarazioni di Moscherini: impegneremo i soldi Enel per il settore idrico. Balle. Con quei soldi si sono coperte le spese correnti e se intanto dai rubinetti scende un po’ di robaccia, vabbè, prima o poi qualcuno ci penserà. Non serve quindi che, come ha ritenuto di fare il Consorzio Medio Tirreno, si continui a minimizzare il problema, che al di là del valore degli scostamenti ha concreta rilevanza in ordine ai tanti anni di esposizione della cittadinanza. Serve invece che le autorità forniscano ampie rassicurazioni circa gli interventi concreti per riportare arsenico e floruri nei valori limite riportare la situazione, ricordando che secondo il piano di rientro riportato sulla decisione della Commissione Europa per quanto riguarda Civitavecchia e Santa Marinella i lavori dovrebbero essere già stati avviati dal maggio scorso. Rifondazione Comunista chiede quindi di conoscere quali siano tali opere, chiede di sapere da chi, con quali soldi e in quanto tempo queste saranno realizzate, e chiede altresì che venga avviata un’indagine epidemiologica sulla popolazione che da tempo utilizza acque con eccesso di inquinanti. Tutto ciò, naturalmente – conclude la Di Gennaro – in aggiunta alla necessaria opera di informazione di cui abbisognano i cittadini per ridurre i rischi sanitari connessi al problema, con particolare riguardo ad alcune specifiche categorie quali i neonati e i bambini di età inferiore ai tre anni”.