Anchise: “Le RSA riaprono ai parenti ma i problemi restano”

ROMA – Da ANCHISE, Comitato Nazionale Famiglie RSA RSD Sanità riceviamo e pubblichiamo:

“All’indomani del provvedimento ministeriale che stabilisce la riapertura delle RSA, il Comitato Nazionale Anchise esprime vivo rammarico per il colpevole ritardo con cui il Ministero della Sanità interviene e serie perplessità sulle modalità concrete della riapertura.
Mentre i mezzi stampa gridano al miracolo, veniamo raggiunti dalla protesta di centinaia di privati cittadini – i familiari di chi è di fatto sotto sequestro da 15 mesi all’interno delle RSA – che hanno subito colto i punti salienti dell’ordinanza.
1) Ad un’attenta lettura non sfugge che, ancora una volta, viene attribuita assoluta discrezionalità ai Direttori Sanitari delle strutture in merito al come, quando e se consentire le visite nelle strutture.
2) Poiché molti dei parenti non sono ancora stati vaccinati, ci si dovrà sobbarcare il costo del tampone molecolare ogni volta che sarà consentito visitare il proprio congiunto (o del test anticorpale, se in passato positivi al Covid 19), venendosi con ciò a creare un’ odiosa discriminazione in relazione alle disponibilità economiche individuali. E’ vergognoso che non si sia pensato a questo, dotando le ASL o le stesse strutture di quantitativi di tamponi e test necessari e sufficienti a garantire l’espletamento di una necessità primaria, vitale e chiaramente non più procrastinabile, quale il ricongiungimento parentale.
3) Dovendo le visite – il che appare scontato – svolgersi in spazi dedicati e adeguati, con impiego di personale ad hoc con funzione di vigilanza, poiché il dicastero della Sanità e il governo non hanno previsto aiuti di nessun tipo alle strutture, le visite, dopo un lasso di tempo interminabile di allontanamento coatto trai più stretti congiunti, saranno ancora una volta crudelmente centellinate per mere esigenze organizzative. In altri termini, saranno consentite di rado e per poco tempo, con grave nocumento in particolare di quanti, affetti da demenza o Alzheimer, non potranno di fatto apprezzare la presenza dei loro cari.
4) L’ordinanza nulla dice quanto alle numerosissime strutture private non convenzionate diffuse sul territorio, che restano terra di nessuno anche in costanza di pandemia. Una cosa è certa, il Ministro si è preoccupato di specificare bene che le strutture possono adesso aprire le porte ai nuovi ospiti, reintegrando i posti vacanti a beneficio delle casse. Forse ignora che questo sta avvenendo già da molto tempo, stante il beneplacito delle ASL.
E’ dal novembre 2020 che con svariate iniziative ci siamo adoperati per favorire la riapertura delle RSA, da quando cioè lo stesso Speranza ha emanato una circolare che la prevedeva a partire da quel momento. Una circolare che è al dunque rimasta lettera morta, senza che alcuno dal dicastero della Sanità abbia doverosamente vigilato, verificando lo stato dell’arte ed intervenendo presso Regioni e ASL (cosa che a noi cittadini appare assai ipocrita, molto più che inspiegabile).
Ci rendiamo conto in queste ore che la guardia va tenuta ancora molto alta, perché non ci pare di avere raggiunto gli obiettivi sperati e siamo consapevoli che ne fanno le spese ancora e sempre i più deboli”.

Antonio Burattini – Presidente del Comitato ANCHISE