CIVITAVECCHIA – Per tutta la mattina di ieri un tempo poco clemente ha accompagnato le celebrazioni del 25 Aprile: tuttavia, i temerari e coraggiosi partecipanti, stretti sotto i loro ombrelli, non si sono fatti turbare troppo dalla pioggerellina persistente e hanno riempito il Parco della Resistenza dei colori delle loro bandiere e del loro entusiasmo. Gli interventi, pur se accelerati per il maltempo, non sono stati privi di coinvolgimento e partecipazione: così, in un suo discorso su immigrazione e integrazione, il presidente dell’Arci Roberto Sansolini ha ricordato quanto sia importante, specie in un momento come questo, riflettere sul significato dell’accoglienza, della tolleranza e della civile convivenza come pratiche di primaria importanza per una città che deve riscoprirsi aperta e ospitale. In un percorso nella memoria della Resistenza civitavecchiese, il prof. Camilletti ha poi ricordato l’importanza del movimento degli “Arditi del Popolo” a difesa della città contro l’incedere del fascismo a pochi giorni dalla marcia su Roma. Ma, soprattutto, quest’anno si è voluto puntare l’accento sulla Resistenza delle donne. Su tutte quelle bambine ragazze e adulte, che hanno contribuito in maniera determinante alla liberazione dal nazifascismo e attraverso il cui esempio si può costruire la nostra Resistenza contemporanea. Sono state queste le prime, accorate parole di Tina Costa, ex staffetta partigiana che in un suo intervento ha voluto ricordare, attraverso poche cifre, il fondamentale contributo femminile alla Resistenza italiana: citando solo i dati ufficiali, si contano 35.000 donne partigiane, 16 medaglie d’oro e 17 d’argento; 683 furono le donne fucilate e cadute per mano del nazifascismo, mentre 1890 furono deportate in Germania. Si contano poi 4633 donne arrestate e torturate. “Non possiamo permetterci di dimenticare”, ha ricordato in conclusione Tina, coinvolgendo con la sua grinta e il suo calore tutta la platea, a quel punto più che mai incurante del cielo grigio e dei prati bagnati.
