“Segregazione o integrazione?”

casema de carolisCIVITAVECCHIA – Siamo stati colti alla sprovvista, quasi non ce lo spettavamo e ora invece facciamo ufficialmente parte delle famose città nelle quali sarebbero stati magicamente trasportati gli immigrati “surplus” di Lampedusa dopo la miracolosa visita del presidente del Consiglio. Aspettata o no questa è una sorpresa che la cittadinanza deve affrontare con senso di civiltà, di solidarietà ma soprattutto di grande rispetto, per queste persone. Solidarietà che ci auguriamo spontanea e sentita dalla cittadinanza dopo l’eccezionale evento. Sicuramente una solidarietà reale sarà mostrata da tutti, non la definiremmo però come programmata, e non volontariamente Civitavecchia si è offerta a dover ospitare 680 immigrati tunisini dall’oggi al domani, anzi dalla notte alla mattina.  Alla nostra città  per quanto riguarda la emergenza immigrazione nel Lazio sicuramente è stato affidato uno dei ruoli più difficili. Non mettiamo in dubbio la necessità di trovare una soluzione per il grande flusso migratorio, ne tanto meno mettiamo in discussione il senso di solidarietà dei singoli cittadini. Ma dobbiamo dire che dietro questa improvvisa emergenza ora anche civitavecchiese c’è un problema politico.

C’è una cittadina di 50.000 abitanti che non è in grado di gestire da sola le numerose problematiche interne, che non può sperare di accogliere e gestire autonomamente e in maniera accettabile una così grande massa di persone. C’è un comune indebitato, che senza fondi esterni non può sognarsi di mantenere sotto controllo la situazione neanche per qualche giornata. C’è un enorme necessità di servizi, da quelli delle autorità, a quelli sanitari che non possono ridursi ad un allestimento di tendoni della croce rossa.
La Caserma “De Carolis” in queste difficili ore si è trovata a dover fornire servizi adeguati, quanto meno quelli primari, a quasi 700 tunisini, che va ricordato sono persone ed hanno esigenze come tali. In questo senso capiamo e siamo d’accordo con quanti sostengono che la gestione e la scelta dei siti dovrebbe infatti essere affidata agli enti locali, per evitare che si accolgano uomini come fossero animali, in luoghi circondati, piuttosto che caratterizzati dal deserto. La caserma “De Carolis” infatti, sicuramente offre possibilità, non proprie dell’ex aeroporto militare “Amerigo Sostegni”, possibilità e servizi inerenti però solo le necessità primarie di sopravvivenza.
Visto che di emergenza si tratta, consapevoli che parliamo di soluzioni provvisorie, ma ancora più consapevoli che la durata di tale provvisorietà non è definita, crediamo che debbano essere ponderate tutte le decisioni riguardanti una emergenza così impellente e generalizzata.
Se si vuole parlare di solidarietà e di città aperte in questo senso; va detto anche che per poter garantire un minimo di dignità a queste persone, non può essere sufficiente un appoggio in una caserma (per quanto efficiente) a mo’ di carcere, non possiamo pensare di tenerli segregati a tempo indefinito, ne di risolvere il tutto con permessi di soggiorno momentanei, altro senso avrebbe parlare semmai di integrazione alla pari, per la quale al momento non si vedono neanche lontanamente i presupposti. Condividiamo la scelta del Governatore della regione Toscana Enrico Rossi, che ha  gestito l’emergenza (per la toscana di 500 Tunisini), facendo alloggiare i migranti su tutto il territorio regionale, non scaricando responsabilità di grande carico a singole città probabilmente impreparate per la gestione di grandi masse.
Potremmo farlo anche noi nel Lazio? A questo punto chiediamo spiegazioni alle istituzioni della regione, alla Governatrice Renata Polverini chiediamo tutela e trasparenza nelle azioni che riguardano il comprensorio, rispetto per i cittadini vecchi e per quelli arrivati di recente dai barconi. Non abbiamo bisogno di altre visite stile “one man show” né a Lampedusa né tantomeno a Civitavecchia. Chiediamo al Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, di assumersi le responsabilità  che gli spettano in qualità di amministratore della Capitale. Esigiamo che il piano del governo riguardo la gestione immigrati non sia più influenzato da giochi politici, dalla Lega Nord, ne tanto meno dalle elezioni amministrative.
A cose fatte non avendo ben capito quali sarebbero le motivazioni per le quali Civitavecchia è stata prescelta come punto nevralgico del Lazio per ospitare la grande massa di migrati tunisini, vogliamo avere chiare spiegazioni soprattutto da parte del nostro Sindaco Gianni Moscherini, che continua a dichiararsi ignaro di tutto. Ci chiediamo infatti come sia possibile che il Sindaco non sapesse nulla fino al momento dello sbarco circa un evento così eccezionale, ci chiediamo se la cittadinanza non sia stata tenuta fuori ancora una volta, da un accordo prestabilito magari proprio con il sindaco della Capitale, o da reciproci favori, ci chiediamo se la nostra città con tutti i suoi debiti sia in grado di gestire realmente la situazione, ci chiediamo come mai negli ultimi anni siamo stati sempre soggetti passivi nella gestione di emergenze, vicine e lontane alle quali non siamo mai stati preparati. Tutte domande, domande alle quali pretendiamo delle risposte,  risposte vere chiare e trasparenti e le esigiamo dal nostro primo cittadino.
Data la situazione attuale naturalmente ribadiamo ancora una volta la necessità di una comunità solidale, e chiediamo di avere i mezzi, gli strumenti, le risorse per poterlo essere veramente, ci affidiamo nel frattempo alla pazienza, alla sensibilità e alla solidarietà di tutti i nostri concittadini.

Il circolo dei Giovani Democratici di Civitavecchia