CIVITAVECCHIA – Sapete perché la Confindustria insiste tanto sulla privatizzazione dei servizi pubblici? Perché sono fonte di guadagno. Una recente analisi pubblicata sul Corriere della Sera rivela che la crescita delle aziende pubbliche locali è stata particolarmente impetuosa al Nord e nelle regioni autonome. Nella provincia di Trento le aziende pubbliche locali rappresentano ormai il 13.3 % del Prodotto interno lordo, avendo aumentato in un decennio il proprio peso di ben 8.6 punti. Anche in Valle d’ Aosta il loro contributo all’economia ha raggiunto l’11.3 %. Percentuali simili sono state ottenute anche in altre regioni quali la Liguria, il Friuli, l’Emilia Romagna, la Lombardia, la provincia di Bolzano. Un monitoraggio compiuto su 4018 di queste aziende da Unioncamere ha dimostrato che nel centro-nord ognuna ha chiuso il bilancio con un attivo di circa 400.000 euro contro un buco medio di 250.000 euro nel sud. La stessa analisi mostrava come gli utili per addetto nel centro-nord sono cresciuti di ben tre volte mentre nelle regioni meridionali il deficit si è ampliato del 15 % . Questo perché, mentre nelle regioni centro-settentrionali il costo del personale si riduceva, al sud si è avuto un aumento probabilmente legato, come il giornalista suggerisce, al clientelismo. Come UDC abbiamo sempre creduto in un “capitalismo” municipale capace di dare buoni servizi generando al contempo profitti che il comune potesse utilizzare per ridurre tariffe o per le tante esigenze sociali della nostra città. Per questo motivo avevamo chiesto ed ottenuto che venisse inserito nel programma elettorale l’impegno a mantenere la maggioranza delle quote delle aziende comunali in mano al Comune. Un “capitalismo” comunale, quindi, dal volto umano capace di coniugare efficacia, efficienza ed economicità garantendo così anche l’occupazione attraverso una gestione sapiente del personale. Se altri lo hanno fatto, anche noi dobbiamo accettare questa sfida. Lo dobbiamo fare, innanzi tutto, perché abbiamo preso questo impegno con gli elettori. Con quale faccia chi non onorerà quell’impegno si presenterà agli elettori chiedendo una fiducia già una volta tradita? Lo dobbiamo fare perché i recenti referendum, ovvero il popolo sovrano, ci impongono di farlo e perchè altrimenti priveremmo la città di risorse economiche che andranno a finire nelle tasche di altri. Altro fondamentale motivo è perché, come dice il presidente dell’Anci, vendere adesso significa svendere. Eppure il sindaco, dopo una purtroppo solitaria pausa di non condivisa riflessione, giustifica la vendita della maggioranza delle quote, in contrasto con il suo programma, con l’esigenza di evitare il fallimento. Ciò, però, contrasta con quanto più volte dichiarato dagli amministratori delle varie società che hanno invece decantato gli ottimi risultati raggiunti. C’è bisogno di chiarezza e di trasparenza. E’ un diritto dei cittadini ed un dovere dell’amministrazione offrire un quadro chiaro e preciso della situazione delle varie società comunali che devono essere privatizzate sia per quanto riguarda la gestione tecnica del servizio che la gestione del personale che, come il giornalista del Corriere afferma, incide profondamente sul risultato finale. Nell’interesse delle società stesse e della collettività è, quindi, opportuno che il Consiglio Comunale, nell’ambito dei suoi compiti di indirizzo e controllo, richieda la formazione di una commissione di indagine che verifichi il reale stato delle aziende sotto ogni punto di vista, anche per capire se e perché vadano male. A tal scopo l’Udc, in piena continuità con le ragioni da sempre sostenute, presenterà una mozione urgente in Consiglio Comunale ribadendo anche l’opportunità che il Comune mantenga il controllo delle società.
Marco Di Gennaro – Segretario Udc