“Hcs: c’è bisogno di rasserenare gli animi per uscire dalla tempesta”

Diego NunziCIVITAVECCHIA – E’ del tutto evidente che la soluzione della vertenza relativa ad HCS, o per meglio dire, alla Holding cittadina è ben lungi a venire.
Attenendoci a quanto fin qui sostenuto, ossia il bisogno di mantenere la calma ed evitare comunicati roboanti e dichiarazioni esasperanti che contribuiscono ad alimentare il malumore tra i lavoratori dell’intero degenere sistema holding, abbiamo taciuto, ma siamo stati i soli.
Ieri i primi effetti con la protesta spontanea dei lavoratori ed una certezza, se si va avanti così non sarà l’ultima.
Soprattutto se non si abbandonano turpiloquio e accuse generalizzate.
L’appello è alle istituzioni, al Sindaco per primo, la smetta di accusare i sindacati di aver taciuto quando i suoi predecessori operavano lo sfascio delle partecipate.
Per quanto ci riguarda, da sempre, abbiamo informato i lavoratori, la cittadinanza, quella che allora era opposizione, su tutte le nefandezze che si perpetravano nel contesto Holding; continuare con tali dichiarazioni, vuol dire non aver voglia di giungere ad accordi, al di là degli sforzi dichiarati, lascia trasparire la volontà di dividere, impedendo la possibilità di raggiungere, poi, qualsivoglia risultato accettabile dai lavoratori.
Abbiamo taciuto fin’ora, ma evidentemente si è commesso l’errore di interpretare la nostra assenza dalla stampa. Bene, anzi, male.
E allora, poiché la nostra posizione era e rimane al fianco del lavoro e dei lavoratori, e siccome rivendichiamo un approccio laico alla soluzione, ritenendo inaccettabile una soluzione imposta che tende anche a svilire e negare il bisogno di un negoziato di rilievo che possa contribuire al salvataggio dell’occupazione e dei servizi pubblici è bene che si rompa il silenzio, a nostro avviso fin qui male interpretato.
È implicito che dopo i mesi trascorsi a contestare la precedente amministrazione sulla costituzione delle Holding, sui criteri di gestione delle stesse, sulla palese volontà di venderle a privati in misura esorbitante, ci si aspettava un atteggiamento diverso, ma questa è una nostra aspettativa, verificheremo in questi giorni la volontà politica di ricercare soluzioni alternative.
Certo è, che al di là delle aspettative in nostro atteggiamento non muta e ciò che non si condivideva ieri, tanto più ci sarà indigesto oggi.
Oggi bisogna avere coraggio nelle scelte, primo tra tutti, il coraggio di dichiarare fallito l’intero progetto holding attuato dalla precedente amministrazione.
Da qui, e solo procedendo in questa direzione, può ripartire il risanamento dei servizi e la salvaguardia del lavoro e dei lavoratori e l’eliminazione dei privilegi, che ad oggi, ricordiamo a tutti, incidono per circa 380.000 euro annui e che sono percepiti da un numero esiguo di operatori, a questi sono da aggiungere i costi di profili professionali e livelli contrattuali assegnati con le stesse logiche e non corrispondenti alle capacità individuali di chi ne ha beneficiato, che aumentano costi e determinano inefficacia ed inefficienza aziendale.
Il piano industriale consegnatoci è la fotografia del fatto, indica una serie di tagli che potremmo definire lineari, può essere una base dalla quale partire, poiché indica il contenimento di voci di costo ma è, ad una prima analisi, privo di prospettiva di rilancio dei servizi e delle attività ai cittadini.
In una città come la nostra, qualsiasi piano industriale non può essere privo di riferimenti all’intero ciclo dei rifiuti, a partire dall’impatto su occupazione e profitto che una attuazione delle norme in materia di differenzazione dei rifiuti, imprescindibile per le condizioni ambientali dell’intero territorio.
Ai nostri interlocutori di oggi diciamo: abbiate il coraggio di confrontarvi in maniera laica sulle soluzioni rispettando la sensibilità dei lavoratori che in questa vertenza sono vittime e non carnefici, solo allora questi saranno disponibili, in un processo di complessiva riorganizzazione, a fare la loro parte di sacrifici.
Niente fretta né fughe da parte di nessuno, la parola d’ordine di tutti deve essere utilizzare il tempo a disposizione delle parti fino in fondo per la ricerca di soluzioni condivise definitive.
Agli interlocutori di ieri diciamo: abbiate almeno la decenza del silenzio, il pantano nel quale navigano le 450 famiglie legate alla sorte di questa vertenza è solo frutto del vostro operato, delle vostre logiche di clientela e favoritismi che oggi, finalmente, è sotto gli occhi di tutti. Il ragù condito con risorse pubbliche, tasse, e dignità dei lavoratori lo avete fatto voi, con l’arroganza palesata ad ogni tentativo di invertire la rotta che conduceva al baratro in cui siamo, suggerire soluzioni ora da parte vostra sarebbe come voler fare la scarpetta nel piatto.
Basta chiacchiere per tutti quindi, si restituisca la centralità al negoziato tra le parti, unica nave idonea a traghettare fuori dalla tempesta i lavoratori e le loro famiglie.

Diego Nunzi – Segretario Cgil Fp Roma Nord Civitavecchia