Selfie: quando lo scatto diventa patologia

Il troppo stroppia! Quante volte lo abbiamo detto o ce lo siamo sentiti dire. Un invito all’equilibrio e al non esagerare.
Gli eccessi spesso producono effetti negativi. Anche le mode degli ultimi anni non sono esenti dalla saggezza di proverbi popolari. Sono infatti in crescita le patologie legate ai selfie e cioè alla moda di scattarsi autoritratti con smartphone, fotocamera digitale, tablet o con qualsiasi mezzo elettronico abbia a disposizione un obiettivo e poi condividerlo sui social. L’idea di immortalare momenti irripetibili è  sicuramente positiva per creare un archivio delle situazioni più emozionanti della nostra vita. Ma se è vero che il troppo  stroppia la mania di scattarsi ossessivamente selfie nuoce alla salute e oggi è scientificamente provato. Il dottor Levi Harrison, chirurgo ortopedico a Los Angeles, parla di numerosi casi di pazienti che manifestano dolori ai polsi e formicolio alle dita, la cui causa è stata ricondotta all’iperflessione dei polsi per scattare i selfies che causa infiammazione del nervo.
Ovviamente la patologia si manifesta in persone che scattano una quantità industriale di selfie al giorno e, dando un’occhiata  ai vari profili instagram, facebook e altri, di potenziali pazienti per il dottor Harrison ce ne sono veramente tanti. Tanto che gli psicologi oggi ritengono che l’ossessiva necessità di scattarsi selfie e condividerli è un vero e proprio disturbo mentale. L’associazione psichiatrica americana, APA, ha definito la “selfie addiction” (dipendenza da selfie) come una sorta di narcisismo digitale, legato alla “cultura della visibilità” e come altre dipendenze comportamentali è centrata sull’immagine corporea, sul perfezionismo e su un’autostima patologicamente bassa che viene ricompensata in base al numero dei like che lo scatto riceve sui social. La prossima volta che pensiamo di farci un selfie facciamo un conto mentale del numero di scatti fatti in giornata e magari proviamo a resistere