Dal Regno Unito arriva l’invito di Starbucks, la famosa catena americana di caffetterie, che ad aprile partirà con un progetto pilota offrendo 50 centesimi di sconto a chi, assieme ai soldi, porgerà al personale anche la propria mug da riempire. Basta bicchieri di carta, da cambiare a ogni nuova ordinazione e da abbandonare sul bancone o sopra il tavolino accanto all’uscio, nell’attesa che un cameriere li ritiri. O magari per strada, nella peggiore delle ipotesi, senza neppure attendere di incrociare un cestino all’angolo. Uno spreco di risorse ed energie; una macchina da rifiuti che abbruttisce le città. Due mesi per decidere se l’idea funziona: poi potrebbe essere estesa nella durata e allargarsi ad altre località. La proposta giunge in seguito a una campagna a suo modo ecologista, di fronte ai sette milioni di bicchieri di carta gettati ogni giorno in Gran Bretagna. Inizialmente si era ipotizzata perfino l’introduzione di una tassa sulle tazze di caffè usa e getta, da trattare alla stregua di un inquinante sacchetto di plastica; ma quando il dipartimento per l’Ambiente s’è ritratto, per il momento almeno, Starbucks non ci ha pensato su troppo. Ha deciso di fare per conto proprio: tanto più davanti alle continue accuse di generare spazzatura che non viene riciclata. Solo un bicchiere di carta su 4, secondo il servizio britannico di riciclaggio Simply Cups, verrebbe infatti recuperato. «Abbiamo fatto progressi sostanziali per ridurre l’impatto dei rifiuti prodotti nei nostri negozi – ha dichiarato Starbucks sul proprio sito – Il nostro impegno si concentra su tre aspetti: abbattere lo spreco associato al nostro business, aumentare i tassi di riciclaggio e promuovere l’uso di bicchieri riutilizzabili». L’auspicio dell’azienda è di offrire ben presto solo tazze in carta riciclata e che almeno il 5% dei clienti adotti invece l’abitudine di portarsele da casa. Anche in Italia le statistiche sono impietose: ogni italiano consuma quasi 250 chilogrammi di carta all’anno. Il che corrisponde a livello nazionale a circa 20 milioni di tonnellate, pari al consumo di Africa e Sud America insieme. Cifre impressionanti quelle di un rapporto stilato da Sven Jaax che dimostra quali conseguenze negative può portare il consumo eccessivo di carta per l’intero pianeta. Tuttavia, secondo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, considerando che l’italiano medio consuma carta per un totale di circa 7 alberi all’anno, legno e altri prodotti a base di alberi e che la nostra dipendenza dalla carta equivale a un totale di 2 miliardi di alberi ogni anno, possiamo dedurre che si può fare davvero tanto per ridurre il numero di alberi tagliati modificando non di molto le nostre abitudini e senza perdere le comodità che la carta ci dà da centinaia di anni anche perché nell’era digitale quasi tutti gli atti e documenti possono essere dematerializzati e mantenere il loro valore sia in senso visivo che giuridico. Pertanto l’auspicio è che sia adottata da tutti i cittadini questa nuova frontiera del coffee-to-go, quella della tazza portata da casa.
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