Per l’Italia altri tre prestigiosi riconoscimenti nella lista del patrimonio immateriale Unesco

Non c’è che dire, ed ora, a “bocce ferme”, si può tranquillamente affermare (con il sorriso fra le labbra in una facile ironia), che anche questa volta è stato dato “a Cesare quel che è di Cesare”; e Cesare era civis romanus (quindi italiano ante litteram) e fu il primo ad espandere il verbo e l’italica cultura dell’epoca fuori dei confini nazionali.

Questo perché il Comitato Intergovernativo dell’UNESCO per il Patrimonio Culturale Immateriale (Committee Intangible Cultural Heritage), riunitosi in sessione plenaria il quel di Bogotà in Colombia a metà dicembre u.s., ha assegnato al nostro Paese altri tre importanti riconoscimenti: la Transumanza che è la tradizionale pratica pastorale di migrazione stagionale del bestiame lungo i tratturi e verso condizioni climatiche migliori; l‘Arte di Scalare le Montagne e le Pareti Rocciose, grazie a capacità fisiche, tecniche e intellettuali e la Perdonanza Celestiniana il cui nome deriva dalla peculiare e finalizzata Bolla pontificia che papa Celestino V emanò nel 1294 e con la quale concesse l’indulgenza plenaria a chiunque, confessato e comunicato (quindi come si suole dire in questi casi “in piena Grazia di Dio”) fosse entrato nella basilica di Santa Maria di Collemaggio dai vespri del 28 agosto a quelli del 29.

Detto, in chiave tecnica, non erano, per l’Italia, tutte e tre le Attestazioni attese, infatti mentre per le prime due (Transumanza ed Arrampicatura Montana) c’era in campo una certa qual fiducia trattandosi di realtà transnazionali: la Transumanza con Austria e Grecia e l’Alpinismo con Francia e Svizzera, per quanto concerne la Perdonanza celestiniana (il primo Giubileo della storia che quest’anno – 2020 – giunge, al suo 726° anno) vi erano buoni fondati dubbi, vuoi perché l’Italia aveva (nella rapida tempistica della Commissione) già ottenuto i due suddetti Riconoscimenti internazionali vuoi perché già negli ultimi anni, pur essendo a pieno nei dossier UNESCO, non era riuscita ad ottenere, per vari motivi, la prestigiosa “bollinatura” internazionale.

Chi scrive (seguendo le realtà UNESCO fin dal lontano 1980) è convinto, ed i fatti gli hanno dato ragione, di quanto, in generale per tutto il mondo ed in particolare per l’Italia, sia stata importante e fondamentale la nomina del formidabile esperto in materia prof. avv. Pier Luigi Petrillo (che è anche Capo di Gabinetto al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) come membro del Gruppo dei Super Esperti che valutano le candidature sottoposte all’UNESCO, tanto da dedicargli a suo tempo uno specifico articolo giornalistico il 3 dicembre 2018 in occasione della sua nomina. Prof. Petrillo, che, per essere chiari, addirittura è stato uno (il maggiore in assoluto – ndr) degli autori della stessa Convenzione Unesco sul Patrimonio Culturale Immateriale (un “lavorone” ovviamente di assoluta, per ovvii motivi, portata internazionale) e scusate se è poco!

Quindi si ritiene opportuno riportare quanto dichiarato (dal nostro massimo esperto mondiale in materia) a proposito del riconoscimento della Transumanza (della quale proprio Lui ha curato il delicato dossier transnazionale): “È il decimo riconoscimento per l’Italia in questa lista – ha sottolineato il suddetto fondamentale curatore del dossier di candidatura – e ci porta il primato mondiale dei riconoscimenti in ambito agro-alimentare (superando Turchia e Belgio – ndr), dopo l’iscrizione nel Patrimonio Culturale Immateriale della Dieta Mediterranea, la Pratica della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, l’Arte del Pizzaiuolo napoletano, della tecnica dei muretti a secco e dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe e del Prosecco”. (un altro “primato mondiale” per il nostro Paese dopo quello dei Siti Patrimonio dell’Umanità iscritti nella World Heritage List – ndr).

Vi è da sottolineare (senza entrare nei dettagli esplicativi, Perdonanza Celestiniana inclusa, dei tre riconoscimenti per la quale spiegazione vi sarebbe la necessità di disporre di molte pagine che non abbiamo affatto), soprattutto non essendo state candidature transnazionali divisive, la bella sinergia sviluppata dall’Italia con l’Austria e la Grecia per la Transumanza, e con la Francia e la Svizzera per l’Alpinismo ai fini dell’ottenimento delle prestigiose Attestazioni.

Si vuole anche ricordare, come suddetto, che l’Italia è prima insieme alla Cina anche nella World Heritage List – data della creazione della Lista il 1945 (Penisola italiana che vanta sul suo territorio geografico pure il Sito UNESCO di San Marino ed il Monte Titano che però è considerato quello di uno stato estero) ed è in posizione di assoluto rilievo in altri due Programmi dell’UNESCO: il MAB (Man and the Biosphere – 1971 anno della sua istituzione) nel quale sempre l’Italia vanta 19 riconoscimenti di Riserve della Biosfera e quello Memoria del Mondo (Memory of the World – 1992 anno della sua istituzione) con 8 Attestazioni.

Comunque, dal punto di vista numerico, almeno una di queste Liste (la World Heritage List) per quanto concerne il nostro Paese non è affatto veritiera rispetto ai Beni culturali che possediamo nel nostro Territorio e quindi lascia un po’ il “tempo che trova”, come pure asserito (ovviamente con altri termini) dal Ministro dei Beni Culturali On. Avv. Dario Franceschini quando all’inaugurazione del RO.ME Museum Exhibithion il 27 novembre u.s.alla Fiera di Roma, intervistato dalla collega Laura Larcan, ha ricordato (ribadendolo) come, nello specifico (senza affatto allargarsi nel nostro territorio nazionale) la stessa città di Roma è considerata un singolo Sito UNESCO quando “solo” al suo interno ve ne sarebbero alcune decine. Una considerazione (condivisibilissima da parte di chi scrive) fatta da un ministro che è al suo secondo mandato alla prestigiosa guida del MiBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – con il Turismo che è “tornato”, giustamente, a “casa sua” visto che era stato aggregato,inopportunamente, al Ministero dell’Agricoltura). Franceschini che è anche nato in una splendida città del Rinascimento quale è Ferrara la quale, manco a dirlo, dal 1995, è Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Arnaldo GioacchiniMembro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale