Kinder sorpresa, il piccolo uovo di cioccolato che nasconde un giocattolo all’interno e l’Happy Meal, un pasto specificatamente creato per i bambini, e venduto esclusivamente presso le catene di fast food McDonald’s, hanno le ore contate nel mercato cileno. Il Ministero della Salute cileno, infatti, ha vietato i prodotti alimentari con nutrienti essenziali che includono giocattoli all’interno, come il caso dei Kinder Sorpresa e i giocattoli nell’Happy Meal di McDonald. Il prossimo 27 giugno entrerà in vigore la nuova legge sulla etichetta nutrizionale che porterà con sé l’eliminazione dal mercato di prodotti alimentari, con nutrienti essenziali, contenenti oggetti che esercitano “attrazione” sui bambini che li consumano. Secondo per il quotidiano Il capo del dipartimento tematico del Ministero della Salute, Tito Pizarro, ha spiegato che per esempio il “Kinder” con sorpresa è un “gancio” e non può essere venduto nel nostro paese.
Così come il pasto di McDonald che ha un’elevata quantità di nutrienti essenziali, dove i bambini vengono attirati dentro (trascinandosi i genitori dietro di loro) con la promessa di giocattoli e altri aggeggi. La legge approvata dal Governo cileno, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ci fa rendere conto di quanto siano i bambini già attirati dal mondo dei consumi; ad esempio, riconoscono e si affezionano ai personaggi dei cartoni animati e amano sfoggiare il merchandising legato ai loro beniamini, declinato sotto forma di calzature, abiti, astucci e altri accessori, così come dai giocattoli contenuti da questi prodotti. Per spiegare questa tendenza occorre ricordare che i bambini, fin dalla tenera età, sono sommersi da una moltitudine di messaggi pubblicitari con l’obiettivo di avere una fidelizzazione alla marca il più possibile precoce. Infatti, l’infanzia sta diventando sempre di più un target privilegiato dalle imprese che riconoscono i bambini sia come futuri consumatori di domani, sia come soggetti economici che già oggi possono influire sulle scelte familiari.
Il bambino diventa così un apprendista consumatore sempre più giovane, entrando a far parte della domanda di beni e servizi. Molto spesso questo precoce percorso di socializzazione al consumo è sollecitato proprio dai genitori, seppur in maniera inconsapevole.