Insoluti nei condomini: quasi 3 su 10 non pagano

Altro che fine crisi. Ancora una volta a delineare un quadro a tinte più fosche che chiare rispetto a quelle che qualcuno ci vuole propinare, sono alcuni segnali che provengono dai cittadini e che spesso non vengono riportati tra gli indicatori economici. Questa volta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, porta alla ribalta il tema delle morosità nei condomini, dove purtroppo si è assistito negli ultimi ad una crescita esponenziale di coloro che non pagano le spese comuni.

“Ai tempi d’inizio crisi – spiega D’Agata –  il fenomeno riguardava fisiologicamente il 10% dei residenti, ma negli ultimi anni tale percentuale è aumentata, tanto che gli esperti del settore stimano un rialzo al 20-25% di coloro che non riescono a far fronte ai pagamenti e che si trovano in ritardo. Le conseguenze della persistente morosità di alcuni dei condomini sono le più variabili e, per così dire, drammatiche specie, per esempio, quando le forniture sono centralizzate come quelle relative al riscaldamento o all’acqua, e vi è il rischio concreto di distacco per tutto lo stabile e quindi anche per coloro che sono ‘regolari’ coi pagamenti. Un altro aspetto che fa destare preoccupazione concerne gli interventi di manutenzione degli edifici che non riguardano solo i prospetti ed il decoro o la manutenzione del verde, ma anche la sicurezza degli immobili per quanto riguarda gli stessi condomini e i terzi. Ovviamente ciò porta ricadute nell’edilizia che è ancor più gravemente colpita dal fenomeno che stiamo descrivendo con imprese che iniziano i lavori e poi a causa delle insolvenze sono costretti a sospenderli con le conseguenze in termini d’investimenti e di perdita d’impieghi nel settore”.

“E soluzioni a questa espressione della crisi non ce ne sono – conclude –  se non quelle di procedere, da parte degli amministratori condominiali, al recupero coattivo delle somme dovute, con tutti i ritardi conseguenti determinati dai tempi delle esecuzioni che non fanno che attardare gli interventi richiesti con i costi addossati preliminarmente a coloro che possono pagare mentre coloro che non possono sono quasi sempre famiglie o anziani cui è nei fatti impedito l’accesso al credito da un sistema bancario ancora troppo chiuso”.