Web cam business

web camTutto ebbe inizio nel 2006 con un’inchiesta del portale www.Studenti.it dal titolo: “Il mio corpo mi paga gli studi”. Così si iniziò a parlare di un fenomeno di vastissima portata che scandalizzò l’opinione pubblica: secondo un sondaggio emerse che il 21% delle studentesse, all’epoca già circa 75.000, si manteneva agli studi spogliandosi davanti al proprio computer. Scoppiato lo scandalo, il fenomeno, invece di arginarsi, diventò di massa. In pochi anni si trasformò in un vero e proprio lavoro anche per donne mature che volevano raddoppiare lo stipendio con pochi sforzi e “lavorando” ad orari comodi e flessibili. Al sondaggio online “Tante casalinghe e studentesse nude sul web, cosa ne pensi?” lanciato dalla redazione di Pianetadonna.it di qualche tempo fa hanno partecipato in 1613, di cui ben il 50% delle partecipanti ha risposto che vorrebbe farlo per guadagnare bene con pochi sforzi, il 22% dichiara che non lo farebbe mai, ma che non condanna chi lo fa, il 26% considera la cosa una forma di prostituzione, mentre il restante 1% dichiara tranquillamente di farlo o di averlo fatto in passato. Nel 2007  una cam girl professionista, Helen, ha scritto anche un libro di grande successo che fu al centro del dibattito sociologico per mesi: “Diario di una web cam girl”, edito da Mursia, in cui Elena, la protagonista, ha una vita familiare complicata che la costringe ad andarsene di casa pur non avendo un lavoro. Quando la malasorte sembra aver avuto ormai la meglio sulla sua vita, risponde ad una e-mail pubblicitaria in cui viene invitata a guadagnare bene con la minima fatica. Ecco che in breve tempo Elena diventa Helen, la web cam girl più cliccata del sito e, mettendo da parte i moralismi e focalizzandosi sul conto in banca che cresce,  racconta lo sfaccettato mondo virtuale di cui è diventata la regina. Sull’onda del fenomeno è nata anche un’altra nuova professione: il web cam trainer, che aiuta le cam girl ad ottimizzare i loro risultati. Questa attività è nata da un’idea di Giuseppe Santo, un pubblicitario che, con il suo blog http://www.perlavoro.net, ha creato questa professione. Giuseppe è passato da un negozio ebay, ad un negozio vero, ha approfondito lo studio delle tecniche di vendita e comunicazione, ha condito tutto con la passione per le ragazze, e ha pensato bene che sarebbe stato facile, per uno come lui, alzare il livello del settore, ancora in espansione, delle cam girl. Con un piccolo abbonamento mensile le ragazze possono avvalersi della sua professionalità, che comprende il riconoscimento delle potenzialità delle ragazze, l’insegnamento delle basi informatiche necessarie per lavorare via internet e il supporto tecnico per migliorare la qualità delle riprese, competenze per cui ha coniato il termine di G.V.O-girl-video-optimizer: ottimizzatore di ragazze in video. Le cam girl hanno fondato un vero e proprio business, e come tale deve evolversi continuamente. Ormai lo streap tease è sorpassato, adesso è molto più cool torturare piccoli animaletti via web. Come spesso accade, l’evoluzione e l’innovazione nascono tra i banchi universitari e adesso è il tempo della Cina. Huang Xiao per pagarsi gli studi ha pensato bene di schiacciare della frutta con i tacchi a spillo in cam per 10 euro a frutto. Ma il salto di qualità è arrivato quando ha iniziato a sostituire la frutta con gli animali: pesci, grilli, topi e, per i più facoltosi, anche conigli. La sua carriera è stata subito seguita anche da Wang Jue, specializzata ad inchiodare un gatto contro un’asse. La particolarità di Wang è quella di chiedere scusa alle sue vittime, sia in cinese che in inglese per una migliore fruibilità del pubblico, prima di dare il colpo di grazia finale. Soffoca anche serpenti con gli alluci, schiaccia crostacei e molluschi e stacca con un morso la testa dei canarini. Esistono cataloghi dove i clienti possono scegliere il piede, il tacco della scarpa e l’animale che vogliono vedere torturato e ucciso. Quale altra evoluzione dovremmo aspettarci per quando saranno universitari i liceali di oggi? Tralasciando le derive etiche e morali di tali comportamenti, non sarebbe forse il caso di iniziare a permettere all’ingegno degli studenti di potersi esprimere in maniera più tradizionale? Magari offrendo loro lavori veri dove vengono pagati per far progredire le nazioni, invece di aiutarle a precipitare in fondo ad un profondissimo pozzo di inciviltà e sensi di colpa?

Francesca Ivol