Il ministero della salute voleva occultare i dati sulla vivisezione in Italia. Per fortuna una sentenza del Tar ha cancellato il “segreto” in materia. Dobbiamo alla Lav, lega antivivisezione, l’aver scoperchiato l’agghiacciante verità.
Nonostante un’opinione pubblica fortemente orientata verso l’abolizione della pratica vivisettoria, nonostante la possibilità di svolgere gli stessi esami in maniera alternativa, la vivisezione va avanti. I dati 2007-2009 vedono, anzitutto, una recrudescenza delle cosidette “autorizzazioni in deroga”. Questo termine designa l’impiego di cani, gatti, scimmie non antropomorfe anche senza anestesia.
Nel triennio 2007-2009 sull’altare di una scienza che pare, nonostante i progressi sulle forme di sperimentazione alternative alla vivisezione, tornata all’800, sono stati immolati qualcosa come più di 9400 suini, 97.000 uccelli, quasi 60.000 pesci, circa 1200 scimmie. L’elenco, purtroppo, continua. Alla fine della lista il numero degli animali utilizzati nel triennio arriva a 2.603.671
A cosa è servita la vivisezione? Principalmente a ricerca e sviluppo per la medicina umana, produzione e controllo della farmaceutica umana e studi di tossicità. Tutte ricerche che possono essere portate avanti con modalità alternative. Appare chiaro che in questo lugubre schema (e magari solo per aiutare qualche “luminare” ad ottenere più fondi) l’unica ragione per la tortura e l’assassinio sia quella della “creazione del modello”; si cerca di ricostruire, sulle cavie, il decorso della malattia umana, privilegiando le malattie degenartive con maggiore impatto psicologico sulle masse, quindi maggiore “mercato”. Il problema, però, è che tra cane, gatto, maiale ed uomo, vi siano grandi differenze; più di un presunto miracolo ottenuto in laboratorio si è trasformato in una cocente sconfitta scientifica una volta passati alla sperimentazione umana.
Nel frattempo molti animali hanno sofferto e sono morti ma molti laboratori hanno ingoiato un bel pò di fondi pubblici, inutilmente spesi.
I dati del ministero della salute mostrano anche una “mappa” della morte. Al primo posto la Lombardia, seguono Emilia Romagna e Lazio.
Cosa dire? Irritarci di fronte ad un ministero, quello della salute, che voleva tenere segreti questi dati? La politica, non solo italiana come ampiamente dimostrato dalla recente approvazione di una vergognosa normativa europea, che ha visto allineati per il nefasto “si” eurodeputati tanto di destra quanto di sinistra, è sempre più serva delle lobby vivisezioniste. Anche in questo settore il capitale ha soggiogato ed asservito i luoghi delle decisioni collettive.
Occorre oggi più che mai, alzare la testa ed imporre una scelta di civilità, l’unica possibile: dire No alla vivisezione.
Mario Michele Pascale