Quella di mercoledì 7 settembre è una data che probabilmente i nostri nipoti studieranno nei libri di scuola. Infatti la sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe non ha annullato la partecipazione tedesca al bailout dei paesi dell’eurozona come si era temuto. Di fatto un intero sistema è stato tenuto in piedi, con che conseguenze a medio e lungo periodo è presto per dirlo evidentemente, ma il dato rimane. Il dato è che l’euro è stato salvato, se non sull’ancora vacillante piano economico quanto meno su quello che riguarda la giurisprudenza. La sentenza della corte costituzionale federale è un verdetto di crisi e permette all’euro di sopravvivere alla crisi. Secondo i giudici di Karlsruhe, la concessione della prima tranche di garanzie alla Grecia e l’istituzione nel giugno 2010 dell’Efsf non sono di per sé incompatibili con l’ordinamento costituzionale tedesco e non violano quindi il principio democratico tutelato dall’art. 38 della Legge fondamentale. La corte di Karsluhe ha fatto ricorso a tutti gli strumenti consentitigli dalla costituzione per salvare la moneta unica e il progetto europeo, emettendo una sentenza che nelle acque tempestose in cui navigano ora le borse europee è una boa essenziale.
Sull’argomento fondi da stanziare per il salvataggio dell’economia ellenica era intervenuto ieri mattina il vice cancelliere e ministro dell’Economia tedesco, Philipp Roesler (Fdp) per affermare che “è impossibile” escludere la Grecia dalla zona dell’euro. Nel corso di un’intervista al quotidiano Hannoversche Allgemeine Zeitung pubblicata ieri Roesler ha precisato che “non si può tornare indietro nella storia” e che “escludere un paese (dall’eurozona) è impossibile in seguito ai trattati vigenti”. Ieri l’altro il ministro delle Finanze Wolfgang Shaeuble aveva difeso la moneta unica come motore per la stabilità europea. La Corte ha però aggiunto un gran numero di condizioni. Questi aiuti sono costituzionali se è previsto che la commissione di bilancio approvi ogni versamento in maniera individuale. In altre parole, questi versamenti non devono essere automatici.
Questo vuol dire che la decisione presa dalla corte di Karlsruhe è un giudizio che tiene conto della contingenza della crisi, un giudizio da ridiscutere sempre e che non può perpetuamente andare in deroga o surrogare una costituzione che in Germania, come in altri paese, secondo alcuni analisti ha quasi esaurito le sue possibilità europee.