“Programmare col Governo l’uscita dal carbone”

CIVITAVECCHIA – “Grandangolo” sposta la sua attenzione sul tema dell’ambiente con una intervista all’Assessore al ramo Alessandro Manuedda. Argomento dominante, quando si parla di ambiente e inquinamento, la centrale Enel di Torre Valdaliga Nord, da cui costantemente si alzano colonne di fumo che generano forte apprensione tra i cittadini e a cui si imputa la maggior parte dell’inquinamento che affligge questo territorio.
Prima domanda a bruciapelo, dunque, per l’assessore Manuedda: è possibile riconvertire la centrale di Tvn ad energie rinnovabili o comunque ad altre fonti energetiche?

“A breve non è possibile – ci risponde subito l’Assessore – tuttavia la transizione verso energie rinnovabili va convogliata a livello nazionale. Parliamo di fotovoltaico. Oggi i costi sono più bassi per la grande produzione e meno vantaggiosi per i singoli cittadini, qualora si voglia individualmente installare in casa propria dei pannelli solari. Certo non è possibile con il solo fotovoltaico sostituire gli 1820 megawatt di Tvn. Facciamo dunque un passo indietro. Nel 2008 Comune ed Enel hanno stipulato un accordo per realizzare un parco eolico di 200 megawatt sul territorio. Naturalmente le parti sapevano che realizzare questo impianto non sarebbe stato possibile per l’impatto ambientale che avrebbe determinato su Civitavecchia. Andrebbe cambiata strategia e quindi si potrebbe invece pianificare nell’area del centro Italia un progetto eolico diverso, con l’obiettivo di creare una molteplicità di poli energetici utili alla sopravvivenza locale per soddisfarne le reali esigenze”.

Torniamo alla realtà dei fatti. Nonostante le opposizioni dei cittadini, la centrale funziona a pieno regime dal 2010. “Per stare ai fatti – risponde – da 50 anni vi sono impianti termoelettrici su questo territorio e bisogna valutare gli effetti negativi sullo stato di salute dei cittadini. Quindi se il territorio deve essere bonificato, si deve fare una corretta valutazione dell’effettiva esigenza di energia a livello locale e nazionale per andare a sostituire la centrale.” Di quanta energia, dunque, abbiamo realmente bisogno? “Tuttora a livello nazionale vi è un surplus di potenza installata specialmente sul nostro territorio, perché le centrali funzionano per soddisfare la domanda di energia proveniente da Civitavecchia, dalla Regione Lazio e da tutta l’Italia centrale”.

L’inquinamento di questo territorio è ormai certificato. Che cosa è stato sbagliato con la riconversione di Tvn? “La presenza delle centrali da 50 anni ha creato problemi. Fiumaretta è entrata in funzione proprio negli anni 50. Quando nel 2003 è stata autorizzata la riconversione a carbone, si doveva prendere atto di ciò che era successo negli anni precedenti: il Ministero dell’Ambiente aveva raccolto dati negli anni 90, da cui risultava che la popolazione era stata già sottoposta a emissioni eccessive. Tuttavia, nella valutazione di impatto ambientale, la riconversione a carbone con la riduzione fino a tre gruppi, fu considerata lievemente migliorativa. Nel decreto VIA non si poteva escludere che gli effetti sulla salute non si erano manifestati. Quindi ora stiamo subendo gli effetti di precedenti produzioni: Fiumaretta, Torre sud e Torre nord alimentate a olio combustile.”

Purtroppo a Civitavecchia non esiste un vero e proprio polo oncologico. Di conseguenza le persone affette da patologie tumorali devono andare a curarsi da un’altra parte. “A Civitavecchia non c’è niente – risponde seccamente – E’ arrivata una valanga di soldi, a titolo compensativo dal 2003 al 2008, che non hanno lasciato traccia sul territorio e questo è inconcepibile. Oggi noi vogliamo il riesame dell’autorizzazione del 2013 ovvero una previsione di 6000 ore di funzionamento all’anno ed un utilizzo di carbone proporzionato al numero delle ore, corrispondenti a 3.600.000 tonnellate, che è una evidente enormità. Purtroppo nel 2013 la precedente amministrazione aveva dato parere positivo al rinnovo dell’autorizzazione (AIA), aumentando le ore fino a 7500 all’anno con utilizzo equivalente del carbone. Quindi noi, ora, ci troviamo nella condizione di dover richiedere il riesame di quella autorizzazione, emessa nel 2013, che era stata l’oggetto di valutazione di una diversa amministrazione. L’attuale richiesta di riesame da parte del Sindaco, anche se in questa fase non è più vincolante, è comunque plausibile in presenza di elementi di novità e a tutela della salute pubblica. E inoltre vogliamo – conclude Manuedda – che il comune cammini autonomamente con le proprie gambe senza accordi con Enel su ulteriori soldi, anche se ciò sta creando problemi di tenuta del bilancio comunale. Non è più possibile accettare soldi da chi inquina il territorio anche se a titolo compensativo. Quindi tale flusso è stato interrotto a tutto vantaggio dell’autonomia delle scelte comunali”.