Non è bastata la crescente pressione internazionale sul siriano presidente Bashar Assad. A quanto pare, infatti, massicce forze di sicurezza erano ancora schierate in assetto di guerra nel sobborgo di Damasco di Douma e nella città di Banias, almeno fino alla giornata di ieri. A Daraa, i residenti testimoniano di una brigata dell’esercito regolare guidata dal fratello minore del presidente, Maher Assad, che martedì aveva tagliato le strade, bombardando case, arrestando gente. Secondo le Nazioni Unite e i gruppi per i diritti quasi 400 persone sono state uccise in Siria da metà marzo, e 120 sono morte solo durante il fine settimana. Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha telefonato ad Assad per sollecitarne la moderazione e ha detto che era pronto all’invio di un inviato già giovedì, al fine di incontrare il presidente siriano e incoraggiarlo a muoversi verso la democrazia. “Ho detto ad Assad chiaramente le nostre preoccupazioni e ansia a causa degli attuali sviluppi – ha dichiarato Erdogan – L’attuale processo è un processo inquietante”. Le nazioni che compongono il Consiglio di Sicurezza dell’Onu martedì hanno discusso una dichiarazione congiunta proposta da Gran Bretagna, Francia, Germania e Portogallo che vuole condannare le violenze contro i manifestanti. Navanethem “Navi” Pillay, Alto Commissario della nazioni unite per i diritti umani, è stato invitato a visitare Damasco. Martedì Ban Ki-Moon ha espresso “preoccupazione sempre più grave” sulla Siria. Come è entrato nel Consiglio di Sicurezza, l’ambasciatore cinese Li Baodong ha affermato che occorre “spingere per una soluzione politica” in Siria. Dichiarazioni convulse su un panorama che si fa sempre più fosco. Un testimone ha riferito a Reuters che a Douma appena ieri più di 2.000 agenti di polizia di sicurezza sono stati dispiegati, per poter porre ovunque blocchi stradali e controllare l’identità dei residenti. Il testimone, un ex membro dell’esercito che non ha voluto essere identificato, ha detto che ha visto vari camion per le strade dotate di mitragliatrici pesanti e gli uomini che ha detto che credeva fossero membri della polizia segreta in abiti civili portavano fucili d’assalto; inoltre, come se non bastasse, pullman carichi di soldati, che credeva di essere Guardia repubblicana, in pieno assetto da combattimento hanno iniziato a posizionarsi nel borgo e in tutto il centro di Damasco. Forze di sicurezza hanno arrestato tre medici dell’ospedale Hamdan Douma con l’accusa di dissidenza politica costringendoli a lasciare i pazienti, anche quelli in terapia intensiva, come hanno riferito testimoni. L’organizzazione per i diritti umani Sawasiah ha detto che le forze di sicurezza hanno ucciso 400 civili nella campagna per schiacciare la rivolta contro il regime di Assad. Altre 500 persone sarebbero state arrestate negli ultimi due giorni. I governi europei hanno esortato la Siria a porre fine alla violenza per bocca del ministro degli Esteri britannico William Hague che ha dichiarato: “Il presidente Assad dovrebbe utilizzare la sua autorità per dar prova di moderazione e rispondendo alle legittime esigenze del suo popolo con riforme immediate e genuine, non con la repressione brutale”. Esponenti dell’opposizione siriana nel frattempo invocano l’aiuto internazionale; Anas Abdah presidente del Movimento per la Giustizia e lo Sviluppo ha dichiarato a Reuters: “I nostri amici in Occidente, in Turchia, nel mondo arabo, se vogliono aiutarci, allora possono farlo soltanto facendo il più possibile pressione sul regime siriano per fermare la moria i civili”.
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