CIVITAVECCHIA – Dopo tutte le fumate nere a cui abbiamo avuto la sfortuna di assistere guardando verso il porto, ieri mattina, da palazzo del Pincio, se n’è levata un’altra particolarmente evidente.
A quanto si apprende dagli organi di informazione, l’incontro sul tema dell’inquinamento causato dalle navi ha prodotto solo la rassicurazione per gli armatori, che, per quanto riguarda il Comune e l’Autorità Portuale, potranno sostanzialmente continuare a fare come gli pare.
È stato servito un polpettone mediatico fatto di informazioni distorte circa il carattere incidentale delle fumate nere e l’assoluta impossibilità dei traghetti di collegarsi alle banchine elettrificate, condito dal patetico tentativo di coinvolgere nei controlli il consorzio dei Comuni che gestisce il milione di euro elargito ogni anno dall’Enel e che usurpa il nome di Osservatorio Ambientale, struttura quest’ultima costituita più di un anno fa dalla Regione Lazio e alla quale il sig. Moscherini, “responsabile” della salute dei cittadini, si permette di non partecipare.
Abbiamo appreso, inoltre, della singolare trovata dell’ex assessore Pasqualino Monti che propone, da quello che mi sembra di capire, di premiare con dei soldi le navi che semplicemente farebbero il loro dovere, cioè non appestarci con le ormai tradizionali fumate nere.
In pratica, sarebbe come fare lo sconto al casello a coloro che in autostrada rispettano il limite di velocità! Si tratta, molto probabilmente, di un suggerimento disinteressato delle compagnie armatoriali, che non sarà mai messo in pratica, comunque mi piacerebbe conoscere il parere della Corte dei Conti su cotanta generosità.
Non una parola, come sempre, sul fatto che l’elettrificazione delle banchine sia, per l’Autorità Portuale, un obbligo sancito da tre decreti ministeriali a partire dal lontano 1997. Elettrificazione di tutte le banchine e non di un paio.
Le affermazioni del presidente Monti circa il costo delle banchine elettrificate, l’incertezza della normativa comunitaria sulle agevolazioni per la fornitura di energia elettrica alle navi e la difficoltà di sopportare richieste di energia pari a 10 MW per rifornire una nave, dimostrano un’incompetenza così incredibile che può essere spiegata solo con la decisione di fare il “copia e incolla” degli interessi di armatori miliardari che non vogliono sganciare qualche centinaio di migliaia di euro per adeguare le navi esistenti ai collegamenti elettrici in banchina.
Proprio l’Unione Europea, infatti, ha stimato costi intorno al milione di euro per singola banchina e ha dato precise indicazioni per rendere più conveniente, tramite sgravi fiscali, il collegamento alla rete elettrica rispetto all’utilizzo del combustibile e, soprattutto, la presenza di due centrali per una potenza installata di oltre 3000 MW e, conseguentemente, di una rete elettrica adeguata, consente a Civitavecchia, rispetto agli altri porti nazionali ed europei soffocati dalle emissioni navali, di programmare ed attuare, senza particolari difficoltà di tipo infrastrutturale, l’elettrificazione dell’intero scalo.
In ogni caso, l’aspetto più evidente è stata la consegna del silenzio su come rapportarsi con quelle navi che, in futuro, dovessero continuare a fumare in maniera pericolosa.
Anzi, il famoso “responsabile” della salute dei cittadini, assunti i più consoni panni del “gringo de noantri”, si è spinto a minacciare non meglio precisate ritorsioni contro chi dovesse continuare ad evidenziare la fumosità delle navi.
Oltre a vergognarsi e a scusarsi con le migliaia di nostri concittadini che vedono e respirano quello spettacolo ottocentesco, lo invito a rilassarsi, anche perché, com’è scientificamente provato, le sue altrettanto famose minacce hanno l’unico effetto di procurare un’ilarità generale e irrefrenabile.
A parte il fumo nero ben visibile, ci sono le tonnellate di ossidi di zolfo, di azoto, di carbonio e di polveri sottili che si possono eliminare solo spegnendo i motori e collegando le navi alla rete elettrica. Quegli inquinanti, in quantità ormai paragonabili a quella prodotta da una centrale elettrica, si vanno a mescolare alle emissioni delle due centrali e del traffico veicolare creando una situazione insostenibile, testimoniata dalla strisciata nero-giallognola all’orizzonte e dalle cartelle cliniche.
Quindi, per quanto mi riguarda, le denunce continueranno, contro le singole navi fumogene, contro il Ministero dell’Ambiente, se non interverrà per imporre il rispetto delle prescrizioni (elettrificazione e monitoraggio curato da Arpalazio) e contro l’Autorità Portuale, se non si dovesse rassegnare a utilizzare una parte dei milioni di euro che gli arrivano dai contribuenti per realizzare opere obbligatorie e utili come le banchine elettrificate, piuttosto che, ad esempio, nuovi uffici con le lampadine in parquet.
Confermo la massima disponibilità, mia personale e dei Verdi, a trovare soluzioni reali nell’immediato e nel medio-lungo termine, respingendo qualsiasi forma di ricatto occupazionale. I tentativi di insabbiamento del problema, al contrario, non ci interessano.
Alessandro Manuedda – Consigliere comunale Verdi