L’attentato a Gabrielle Giffords manda in tilt l’informazione di tutto il mondo

gabrielle giffordsLa notizia della sparatoria a Tucson in Arizona ha fatto il giro del mondo in pochissimi minuti, gettando un’ombra funerea sul confronto politico negli USA e alimentando molti sospetti sulle liste di coscrizione che la Pailin ha reso pubbliche nei mesi scorsi indicando veri e propri obiettivi da abbattere. L’aspetto assolutamente incredibile della vicenda è stata, nella tragicità e nella gravità dell’avvenimento, l’assoluta confusione riguardo le notizie sulle condizioni della vittima dell’attentato: la democratica Gabrielle Giffords. La notizia è arrivata sui giornali americani neanche un’ora dopo la sparatoria. Il primo lancio da parte di CNN si trova ancora su Twitter. Nel giro di pochi minuti i mezzi di informazione statunitensi e di tutto il mondo hanno rilanciato la notizia, annunciando che nella sparatoria era rimasta coinvolta una deputata statunitense e poi, pochi minuti dopo, che questa era stata colpita alla testa.
Poco dopo le 20 ha cominciato a circolare la voce secondo cui la deputata Giffords era morta. I giornali italiani sono stati tra i primi al mondo a raccogliere la notizia della morte della Giffords, forse imbeccati da qualche lancio d’agenzia: le edizioni online di Repubblica, Corriere della Sera e Stampa scrivevano che la deputata era stata uccisa quando ancora moltissime testate americane sostenevano che le sue condizioni erano “ignote”, e tra queste CNN, New York Times e Fox News. Così è stato approssimativamente fino a poco prima delle 21, ora italiana, quando la notizia della morte di Gabrielle Giffords ha cominciato a diffondersi anche sulla stampa americana.
E così a poco a poco sia la CNN, che Fox News che il New York Times hanno aggiornato i loro articoli sostenendo che la deputata democratica era deceduta (il New York Times, tra l’altro, citando come fonti CNN e NPR, e non persone sul luogo dei fatti).
Pochi minuti dopo, però, dall’ospedale trapelava la notizia che Gabrielle Giffords era viva ed era stata operata d’urgenza. Tutte le testate si sono corrette. In serata sono arrivate anche le scuse di NPR, il network radiofonico che ha dato per primo la notizia falsa. Così Anna Cristopher, portavoce di NPR:
“Alle due esatte due nostre fonti ci hanno detto che la deputata era morta: una nell’ufficio dello sceriffo e una nello staff di un altro deputato, e abbiamo creduto loro in buona fede. Poco dopo, continuando a indagare, abbiamo scoperto che Giffords non era stata uccisa, e ci dispiace di aver diffuso una notizia errata”.
Un giornalista di NPR, David Folkenflik, ha scritto su Twitter che equivoci come quello di ieri “mostrano la difficoltà di fornire tempestivamente delle notizie” in circostanze come quelle verificatesi. L’evento si è proposto come in sintesi come classica situazione in cui si scontrano le due principali caratteristiche che dovrebbe avere il lavoro giornalistico in occasione di un fatto di cronaca: rapidità e accuratezza. All’aumentare dell’una, infatti, spesso diminuisce l’altra. Non è certamente solo un problema di difficoltà organizzativa però: c’entra anche l’incredibile accelerazione impressa al flusso delle notizie dal ruolo e dalla rilevanza di internet, ma soprattutto la deprecabile inclinazione al sensazionalismo che porta molte testate a diffondere notizie false dandole per certe quando ancora non lo sono.
Una tra le pochissime testate giornalistiche al mondo a non diffondere la notizia falsa della morte di Gabrielle Giffords è stata la Associated Press, che ha spiegato di aver preferito aspettare in attesa di avere delle informazioni di prima mano. Se alla fine Giffords fosse morta davvero, però, sarebbero arrivati per ultimi: e forse i suoi clienti non sarebbero stati contenti. Ed eccolo il nocciolo del giornalismo moderno: un lavoro che una volta aveva come priorità la ricerca di verità sembra essersi trasformato oggi nella ricerca, prima di ogni cosa e a tutti i costi, del sensazionalismo.