La promessa di Morsy: “Niente velo per le donne in Egitto”

morsyContinua la corsa alla presidenza dell’Egitto tra Morsy e Shafiq, senza tregua. Dopo un primo turno più combattuto del previsto, se la vittoria di Morsy era in qualche modo attesa dopo la vittoria schiacciante dei Fratelli Musulmani nelle elezioni parlamentare, ciò che stupisce di più è il secondo posto di Ahmad Shafiq. Quest’ultimo, infatti, ministro dell’aviazione civile dal 2002 al 2011 e ultimo primo ministro di Mubarak, era l’unico candidato che aveva condotto una campagna elettorale molto vicina alle posizioni del vecchio regime. Shafiq, ex-comandante dell’aviazione, è considerato come uomo forte dell’esercito.
Ed ora il ballottaggio si sta trasformando in un bombardamento mediatico. Oggi Morsy ha sfoderato quello che dovrebbe essere il suo plusvalore, e cioè la capacità di aggregare al di là delle barriere politiche e cercare una continuità con il grande moto civile che ha deposto Moubarak; il candidato dei Fratelli Musulmani ha infatti dichiarato che “la presidenza si avvarrà del contributo di giovani, donne e copti e tra i vicepresidenti non ci saranno solo i Fratelli musulmani. “
Morsy ha fatto riferimento al precedente regime, cercando di saldare attorno a se il maggior numero di indecisi possibili in vista del duello del 16 e 17 giugno. “Mi impegno perché non ci sia nessun ritorno alla dittatura”, ha sottolineato. Morsy ha ammesso che i Fratelli musulmani hanno commesso un errore nel dominare l’assemblea costituente, prendendo l’impegno che la prossima assemblea avrà una composizione che “piacerà a tutti”.
“Ci potrebbe essere un vicepresidente copto se possibile”, ha aggiunto. “I giovani hanno diritto a manifestare e godranno di completa libertà. Quanto alle donne, non saranno obbligate a indossare il velo e conserveranno il loro diritto al lavoro”. La partita sembra apertissima, sebbene i sondaggi diano in svantaggio Shafiq: quest’ultimo ha già sorpreso tutti al primo turno andando al ballottaggio ed estromettendo dalla corsa alla presidenza i molti (secondo alcuni, a posteriori, troppi) candidati che si presentavano come ideali continuatori della “primavera egiziana”.

Simone Pazzaglia