Il regime siriano in cerca di illusorie vie d’uscita

assad siriaLe cose accelerano con grande rapidità in Siria. Come folgorato sulla via di Damasco, tanto per rimanere in zona, sull’inutilità delle durissime rappresaglie perpetrate ai danni del popolo insorto al grido di diritti e riforme, il regime di Bashar Al Assad ha moltiplicato gli sforzi in poche ore nella speranza di poter riprendere il controllo della situazione. A cavallo tra il 31 Maggio e il primo Giugno, sono stati infatti annunciati l’istituzione di un comitato per la preparazione di un Congresso Nazionale Siriano, un’amnistia generale per tutti i detenuti politici e un nuovo discorso del Capo dello Stato.
Composto da 7 persone, nel neonato comitato si incontreranno, sotto la presidenza del vicepresidente siriano in carica Farouq al-Shara, 2 membri del Partito Baath, 2 rappresentanti del Fronte Nazionale Progressista e 3 indipendenti. La sua missione è di preparare il Congresso in questione, a cui saranno invitate inoltre  “personalità neutrali e indipendenti” al-Shara, “che rappresentano nessuna delle due parti, né le tendenze politiche di governo, né l’opposizione”.
La conferenza illustrerà le modifiche costituzionali previste e studierà l’attuazione di tutti quei ddl da tempo annunciati da Al Assad ma mai presentati alla Assemblea del Popolo (il parlamento siriano), come la legge sui partiti, la legge delle pubblicazioni, la legge sulle elezioni parlamentari e altre leggi per controllare le riforme.
Grande scalpore anche per quanto riguarda l’amnistia. Immediatamente riportato dall’agenzia di stampa ufficiale Sana, infatti, il decreto 61/2011 sull’amnistia generale per i prigionieri politici comprende in particolare “il reato di cui la legge 49/1980”, cioè per gli appartenenti alla “Associazione dei Fratelli musulmani”. In base a tale legge, i fratelli, nel caso in cui non avessero commesso alcun crimine o delitto, una volta erano condannati a morte. Per i condannati a morte l’amnistia si tradurrà nella trasformazione delle loro condanne all’ergastolo, con o senza lavori forzati. Come per i criminali già condannati all’ergastolo, la pena sarà ridotta a 20 anni di carcere.
Questi sviluppi sono stati accolti con scetticismo da oppositori e manifestanti. Si sono immediatamente chiesti infatti a che cosa possa servire un “dialogo” che è stato progettato per assomigliare di più ad un monologo, perché l’autorità si riservava il diritto di designare i partecipanti alle trattative.
Gli oppositori si sono ulteriormente rinforzati nei loro dubbi sulle reali intenzioni del regime dalle dichiarazioni rese proprio ieri dal Vice Segretario Regionale del Partito Baath, Mohammed Saeed Bakhitan, che parlando ai dirigenti del suo partito, ha affermato che non ha alcuna intenzione di modificare l’articolo 8 della Costituzione, che rende “il leader del partito leader dello Stato e della società” e ha dichiarato che “se i critici vogliono modificare questa disposizione, allora dovranno riuscire a vincere le prossime elezioni.”
Ora tutti sanno che senza un cambiamento fondamentale nella legge elettorale l’opposizione non ha alcuna possibilità di vincere le elezioni.
Sottoposto a pressioni crescenti sul lato esterno ed incapace di affrontare la sfida all’interno il regime di Bashar Al Assad è in cerca di una porta di uscita, e contemporaneamente cerca di mostrare un’apertura. Ma offre ancora troppo poco e troppo tardi per convincere quelli che ancora si rifiutano di accettarli come veri partner per lanciare un dialogo sul futuro della Siria.