I giovani palestinesi pronti a sfidare la paura

bandiera palestinaIl loro movimento non ha un nome, non ha gerarchie, solo uno strumento e uno scopo. Quello di porre fine alle divisioni politiche fra i Palestinesi mescolando la gioventù di Gaza e quella della Cisgiordania per emulare i loro coetanei in Egitto, in Tunisia ed in Libia. Il loro strumento è Internet, specificamente Facebook. “Che si concluda la divisione”, una pagina sia in arabo che inglese, che chiede di unificare le proteste dei territori palestinesi ed i campi profughi in Giordania e nel Libano nella fatidica data del 15 marzo. Il gruppo ha già ottenuto migliaia disostenitori e sta sviluppandosi di giorno in giorno. Gli studenti di Gaza sulla pagina di Facebook rifiutano di dare i loro nomi reali per paura dell’arresto. Organizzano le riunioni attraverso degli intermediari di fiducia su terra neutrale ed inviano gli emissari per stanare le figure pubbliche ed i politici. “Stavolta ci riusciremo” dice uno di loro, che si chiama Abu Yazan, Intervistato da un inviato del Guardian, dice. “Sta succedendo. Stiamo spargendo la parola. All’inizio sarà duro, il giorno successivo sarà migliore. Crescerà” Un altro, Abu Ghassan, dice: “Finora i ragazzi Palestinesi sono stati gli spettatori. Abbiamo guardato altre gioventù prendere l’iniziativa e rischiare le loro vite. Quello che è accaduto in Egitto deve accadere qui.” Non stanno richiedendo il rovesciamento del governo di Hamas a Gaza né dell’autorità palestinese dominata da Fatah nella Cisgiordania. Chiedono ai partiti di superare le loro rivalità amare e di unirsi per combattere il loro nemico comune: il sionismo. “Chiamiamo a raccolta tutte le fazioni palestinesi per unirci sotto l’insegna della Palestina, per riformare il sistema politico” dice la dichiarazione di missione su Facebook.  Stanno chiedendo “una ricostruzione completa dell’organizzazione del piano di liberazione della Palestina: di comprendere all’interno tutti i colori dello spettro politico palestinese, compreso Hamas”. Gli studenti sono stati attenti ed abili a mettere a fuoco una richiesta che difficilmente Hamas o Fatah potranno rifiutare. Entrambe le fazioni, ufficialmente almeno, dicono che vogliono la riconciliazione. “Ogni Palestinese è feritio dalla divisione” dice Abu Ghassan. L’agitazione rivoluzionaria che impazza attraverso il mondo arabo li ha stimolati a provare a tradurre il loro “manifesto per cambiamento” in azione. Ma affrontano gli ostacoli ardui. “Viviamo nel timore costante, di essere pedinati, seguiti, identificati, rintracciati” dice Abu Ghassan all’inviato del Guardian. C’è chi pensa che i loro telefoni cellulari siano spiati dall’intelligence di Hamas e che potrebbero essere accusati diessere collaboratori con l’Israele o di lavorare per gli interessi stranieri nel tentativo di screditarli. Il timore è un grande inibitore, i giovani riconoscono che deve essere combattuto affinchè il loro movimento riesca. Qualcuno del loro gruppo non ha detto alle loro famiglie della loro partecipazione, eppure “l’ottimismo è unacosa generazionale, siamo risoluti”. I giovani a Gaza ne hanno avuto abbastanza della disperazione:  la disoccupazione è intorno al 40%; l’uso del tramadolo e degli antidolorifici è diffusissimo: una vera piaga sociale. Taher Nounou, un portavoce del governo di Hamas, dice che è pronto per la riconciliazione con Fatah. Gli studenti già stanno facendo i programmi d’azione oltre il 15 marzo, ma sanno che la data sarà una prova della prontezza della gente a rispondere all’appello e gli darà eventualmente la considerazione giusta per confrontarsi con le autorità. “Entrambi i movimenti [Fatah e Hamas] sono deboli quando sono  di fronte al nemico ma fanno la voce grossa quando affrontano la loro propria gente”, dice Abu Yazan. “Stiamo facendo questo perché vogliamo avere un domani qui e poter dire ai nostri figli che abbiamo fatto qualcosa per il futuro del nostro paese.”
Ecco il link alla pagina FB:
http://www.facebook.com/Palestinians.United?ref=ts