Dal centro logistico di Copenaghen e da altri centri e magazzini in varie parti d’Europa continuano ad affluire aiuti UNICEF nella regione per potenziare la risposta all’emergenza. Negli aiuti viene date priorità ai cibi terapeutici pronti all’uso a base di pasta d’arachide, che possono salvare le vite dei bambini con malnutrizione acuta grave, e alle miscele di farine arricchite (mais + soia) per le famiglie più a rischio di malnutrizione. La destinazione prioritaria rimane la Somalia meridionale, dove l’UNICEF è in grado di garantire una distribuzione immediata e capillare tramite la rete di operatori locali e associazioni partner, e sta attuando nel mese di agosto un ponte aereo, con vari voli messi a disposizione a tariffa ridotta da varie compagnie, per garantire un rifornimento continuo.
100 tonnellate di questa farina speciale costano 75.000 dollari Usa, circa un quarto del costo di un volo charter, 100 tonnellate di alimenti terapeutici pronti all’uso costano circa 300.000 dollari, quanto un volo charter – ma in attesa di massicci arrivi via nave, il ponte aereo rimane l’unica possibilità di portare questi aiuti salvavita. Nella settimana tra il 14 e il 21 sono già programmati 12 voli cargo UNICEF.
L’UNICEF sottolinea che 100 tonnellate di alimenti terapeutici possono salvare la vita di 7.000 bambini con malnutrizione acuta grave: 15 kg di alimenti terapeutici sono sufficienti in media per le 4-8 settimane di terapia nutrizionale necessaria a salvare un bambino dalla morte e rimetterlo in buone condizioni fisiche.
Campagne di vaccinazione e assistenza medica d’emergenza
L’ultima settimana di luglio, l’UNICEF, il Ministero della Sanità del Kenya e l’OMS hanno lanciato una campagna straordinaria di vaccinazione per i bambini che vivono nelle comunità di accoglienza nei pressi del campo profughi di Dadaab nel nord del Kenya. Obiettivo della campagna è vaccinare 215.000 bambini sotto i cinque anni contro morbillo e polio, somministrandogli al contempo vitamina A e farmaci contro i parassiti intestinali.
Nei campi profughi di Dadaab la campagna di vaccinazione (antipolio, anti morbillo, somministrazione di vitamina A e di vermifughi) è stata completata il 5 agosto, raggiungendo oltre 70.000 bambini, il 95 % di quelli registrati nei campi.
Un’altra campagna di vaccinazione antimorbillo e somministrazione di vitamina A è in corso nel Sud della Somalia, dove la copertura vaccinale è di appena il 26%, uno dei tassi più bassi al mondo: per le vaccinazioni nell’area di Mogadiscio, inclusi i campi sovraffollati che accolgono gli sfollati interni, l’UNICEF ha fornito 700.000 dosi di vaccini anti morbillo, e sono già stati vaccinati oltre 150.000 bambini. Sempre in Somalia, sono state avviate campagne di vaccinazione contro morbillo e tetano, integrate dalla somministrazione di vitamina A e farmaci antiparassitari, con l’obiettivo complessivo di vaccinare contro il morbillo a tutti i bambini da 0 a 15 anni, raggiungendo un totale di 2,5 milioni di bambini.
Nei campi profughi di Dollo Ado, in Etiopia, dove si sono registrati vari casi di morbillo, l’UNICEF ha avviato, d’intesa con le autorità locali, campagne di vaccinazione, fornendo tra l’altro 170.000 dosi di vaccini antimorbillo.
Piano d’emergenza UNICEF: servono 364 milioni di dollari
Il 21 luglio, il Direttore Generale dell’UNICEF ha proclamato lo stato d’emergenza di massimo livello per l’organizzazione nel Corno d’Africa, il che implica la mobilitazione di tutte le risorse, umane e materiali, necessarie per un’immediata risposta. Per soccorrere donne e bambini nei 4 paesi colpiti, l’UNICEF necessita urgentemente di fondi per le operazioni di emergenza in campo nutrizionale, sanitario, idrico e igienico-sanitario, per l’istruzione e la protezione dell’infanzia, e ha per ciò lanciato un appello, per i prossimi 6 mesi, di 364 milioni di dollari: se interamente finanziato, mediante il Piano d’emergenza l’UNICEF sarà in grado di fornire a donne e bambini:
Cure salvavita per la malnutrizione acuta grave, tramite programmi d’alimentazione terapeutica e la distribuzione d’alimenti terapeutici pronti per l’uso, sia alle comunità locali sia ai centri d’alimentazione terapeutica, riforniti questi anche di latte terapeutico e strumenti antropometrici;
Cure e assistenza ai bambini affetti da malnutrizione acuta moderata, attraverso il sostegno a programmi di supporto nutrizionale;
Accesso all’acqua potabile e servizi igienico-sanitari, attraverso la riparazione degli impianti idrici, la creazione di nuovi pozzi, la clorazione delle fonti idriche e la distribuzione d’emergenza tramite autobotti, l’installazione di latrine d’emergenza e campagne d’educazione sanitaria;
Vaccinazioni d’emergenza contro morbillo, polio ed altre malattie potenzialmente letali, sostenendo Governi e istituzioni dei paesi nella preparazione e attuazione;
Assistenza medica integrata alla salute materno-infantile e per la cura di malattie potenzialmente mortali quali diarrea acuta, polmonite e altre malattie infettive;
Assistenza scolastica, attraverso la creazione o riapertura di centri temporanei d’istruzione informale e la fornitura di tende scuola e di kit scolastici d’emergenza come le Scuole in scatola;
Protezione contro i rischi di abusi, sfruttamento, reclutamento in gruppi armati, attraverso servizi di protezione, attività di sostegno psico-sociale; servizi di ricerca e ricongiungimento familiare per i bambini rimasti soli, e l’affidamento provvisorio per i minori per cui non sia possibile rintracciare le famiglie.
Aiuti d’emergenza, come kit sanitari, per l’acqua e l’igiene, per la nutrizione, inviati tramite ponti aerei e mediante tutti i canali disponibili.
Coordinamento e sostegno alle organizzazioni partner e alle controparti istituzionali per la risposta d’emergenza.
Background: fattori scatenanti e prospettive dell’emergenza
Tutta la regione del Corno d’Africa affronta una gravissima emergenza causata da almeno 3 fattori concomitanti: una delle peggiori siccità degli ultimi decenni, un brusco aumento dei prezzi alimentari e gli effetti dell’annosa guerra in Somalia, che ha innescato uno dei più grandi flussi di profughi degli ultimi decenni verso Kenya ed Etiopia. La convergenza di tali eventi ha prodotto quella che si presenta oggi come la più grave crisi alimentare al mondo e la peggiore in Africa degli ultimi 20 anni.
Alle conseguenze della guerra in Somalia, nell’ultimo anno si sono sommati gli effetti di due consecutive stagioni delle piogge inadeguate, a fine 2010 e inizi 2011, che hanno prodotto, nel Corno d’Africa, una delle più gravi siccità dal 1950: nessun miglioramento della situazione alimentare è previsto prima del 2012, ossia prima dei prossimi raccolti, con la già critica situazione nutrizionale che rischia di peggiorare ulteriormente. L’impatto della siccità è fortemente esacerbato dall’aumento del prezzo dei cereali – in Somalia si sono raggiunti aumenti del 270% – da un’alta mortalità del bestiame e dall’impossibilità per le organizzazioni umanitarie di portare assistenza in alcune delle aree colpite per ragioni di sicurezza.
Nel quadro dell’emergenza complessa, si possono individuare tre emergenze localizzate: quella che riguarda i campi profughi sovraffollati di rifugiati somali in Kenya e in Etiopia, con ripercussioni che colpiscono anche le circostanti comunità locali, un’altra, più silenziosa, che sta provando duramente le popolazioni che vivono nelle aree rurali dei paesi colpite dalla siccità, e la terza che colpisce donne e bambini all’interno della Somalia, incluse le popolazioni sfollate, direttamente alle prese con gli effetti della guerra e della siccità.